Bambino non vaccinato si ammala di meningite

CAMPOSAMPIERO. Un bimbo di 14 mesi è ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Camposampiero per una meningite da Haemophilus influenzae, ceppo particolarmente pericoloso del batterio che non si manifestava in Veneto da almeno 15 anni grazie all’introduzione del vaccino. Il piccolo, che fortunatamente non rischia la vita, non è stato sottoposto alla vaccinazione per una scelta dei genitori, una giovane coppia italiana che abita nel Camposampierese. Il caso si è registrato la scorsa settimana quando i genitori del bambino si sono rivolti alla guardia medica pediatrica dell’ospedale Pietro Cosma.
Il bimbo aveva febbre alta ed era irrequieto. Dopo le visite e gli accertamenti, è arrivata la diagnosi di meningite e la gravità del caso ha imposto il ricovero immediato e la profilassi antibiotica a cui è stato subito sottoposto il paziente. Il caso è seguito dal Dipartimento di Prevenzione dell’Usl 15 Alta Padovana che ha inviato una nota informativa a tutti i pediatri di libera scelta del territorio per avvertirli della situazione. Dal momento che il bimbo non ha altri fratelli e non frequenta il nido, non è stato necessario sottoporre a profilassi altri piccoli: la cura antibiotica è stata somministrata in via precauzionale solo ai suoi genitori.
«Il caso appare come evidenza degli effetti della bassa copertura vaccinale che da anni si registra nella nostra popolazione infantile» sottolinea Domenico Scibetta, commissario dell’Usl 15, «ciò comporta che i bambini non vaccinati siano a rischio concreto di malattie gravi che credevamo sconfitte. L’effetto di protezione sociale dei bambini vaccinati verso quelli non vaccinati sta scomparendo, poiché questi sono ormai in numero troppo elevato. Per tale motivo diventa molto importante convincere la popolazione sulla necessità di sottoporre i bimbi alle vaccinazioni, senza le quali aumenta esponenzialmente il rischio per la salute del singolo e per la collettività. Infatti, non è un caso che senza un’adeguata copertura vaccinale si stia assistendo alla ricomparsa di malattie infettive che credevamo oramai debellate».
Nell’ambito dell’Usl 15 il tasso di copertura vaccinale a due anni di vita è di poco più del 90 per cento, rispetto il 98 per cento che si registrava nel 2008. «C'è stato un fortissimo calo delle vaccinazioni» conferma la dottoressa Anna Pupo, responsabile del Servizio Igiene e Sanità pubblica del Dipartimento di Prevenzione dell'Usl 15, «da quando è caduto l’obbligo molti genitori rinunciano. Noi chiamiamo queste famiglie e cerchiamo di spiegare i rischi a cui i bimbi vanno incontro, ma spesso ci scontriamo con dei muri». Non c’è un identikit univoco del genitore contrario ai vaccini: «Ci sono quelli che si affidano a quello che leggono in internet o al racconto dell’amica o il sentito dire, con grande superficialità. Poi ci sono quelli che sono contrari perché in generale non credono alla medicina tradizionale, i cosiddetti naturalisti. Molti, infine, non vaccinano solo perché non è più obbligatorio. Tutti» sottolinea la dottoressa, «sono accomunati dalla mancanza della percezione del rischio».
E viene sfatato anche il pregiudizio secondo cui sarebbero le coppie di origine straniera a non vaccinare i propri figli: «Proprio per aver visto gli effetti delle malattie i genitori che arrivano da paesi come quelli africani sottopongo i piccoli a tutti i vaccini» fa sapere Pupo, «hanno paura perché sanno cosa può fare la malattia e hanno visto persone morire. Siamo noi che crediamo non ci si possa ammalare più perché da anni non si verificano casi di questa o quella malattia. Purtroppo così non è, e il caso del piccolo ricoverato a Camposampiero è una “sentinella” che non deve essere sottovalutata».
Il medico conferma l’importanza di lavorare in rete con i pediatri: «Deve esserci la massima informazione e una campagna continua di sensibilizzazione, perché il rischio è che i casi non siano più così isolati».
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