Banda dei Rolex, cinque anni a Cacace

Il pregiudicato napoletano è stato ritenuto colpevole solo del colpo del 16 novembre 2009
BARON - BANDA ROLEX. DA DX: MARCO CALI', DANTE COSENTINO BARON - BANDA ROLEX.
BARON - BANDA ROLEX. DA DX: MARCO CALI', DANTE COSENTINO BARON - BANDA ROLEX.

Cinque anni di reclusione e 1.500 euro di multa. E’ la pena alla quale è stato condannato ieri dal collegio giudicante (De Nardus, Gambardella, Cesaro) Francesco Cacace, 63 anni, napoletano, accusato di far parte della banda dei Rolex che nel 2009 ha messo a segno diversi colpi a Padova. Cacace è stato ritenuto responsabile solo della rapina del 16 novembre 2009 ai danni di Riccardo Della Piazza. Il pm Sergio Dini aveva chiesto la condanna a 9 anni, ritenendolo responsabile anche del colpo del 10 novembre 2009 ai danni del designer Renzo Tramonte. Lo stesso pm aveva chiesto l’assoluzione per gli altri 3 fatti contestati (Rolex rubati a Giuliano Zanardi il 14 settembre, Adriano Dilani e del commissario di polizia Davide Corazzini, 27 ottobre). Il difensore dell’imputato ha chiesto al collegio (che si è riservato) di consentire a Cacace di poter lavorare assieme ad un parente, ovviando una misura restrittiva.

Nell’ottobre del 2010 davanti al gup Paola Cameran, aveva patteggiato 4 anni, 2 mesi e 1400 euro di multa il complice Vincenzo Verrecchia, 30 anni. Cacace (ex cuoco emigrato in Germania) chiese di patteggiare 4 anni e 4 mesi, una sanzione ritenuta non adeguata. «Le rapine avvenivano metodicamente - ha detto ieri in aula nella sua requisitoria il pm Dini - sempre di lunedì e martedì, la banda agiva sempre con lo scooter e Verrecchia ne faceva sicuramente parte. La polizia aveva individuato due scooter intestati a napoletani pregiudicati e i due mezzi erano seguiti dal rilevatore gps. Almeno uno risultava in uso a Cacace. Inoltre il telefonino che aveva in uso il giorno che venne bloccato poco dopo il colpo, risultava “muoversi” da Napoli a Padova poco prima delle due rapine. Per gli altri furti di Rolex non ci sono prove concrete ma solo sospetti».

Quando Cacace e Verrecchia vennero fermati dopo il colpo del novembre 2009 non avevano il Rolex rubato poco prima: ma la caccia al complice fuggito con l’orologio non dette esito. Cacace, all’epoca del fermo aveva dimostrato una simpatia dirompente. Prima fece la classica sceneggiata napoletana («ah "ispettò", ho un momento difficile... un sacco di guai»), poi raccontò al vice questore Calì la sua vita: il lavoro come cuoco in Germania in passato, e come mantiene la famiglia e i figli essendo un «disoccupato organizzato». Infine negò qualsiasi addebito.

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