Bimbo conteso: non ci fu violenza l’inchiesta in archivio

CITTADELLA. È firmata dal gip Domenica Gambardella l’ordinanza di 17 pagine che punta a spedire in archivio il procedimento penale il cui protagonista, di fatto, è il bimbo conteso più famoso d'Italia, L., 10 anni, immortalato in un video trasmesso da “Chi l’ha visto” su RaiTre e poi delle tivù nazionali. Un video che mostra il drammatico prelevamento dalla scuola del piccolo, avvenuto il 10 ottobre 2012 a Cittadella in esecuzione di un provvedimento giudiziario che lo affidava a una casa famiglia per recuperare il rapporto con il padre, di professione avvocato, esclusivo affidatario.
Nel registro degli indagati erano finiti il papà, il consulente del tribunale dei minori Rubens De Nicola di Mestre (difensori Renato Alberini e Augusto Palese), l'allora capo-settore dei Servizi sociali del Comune di Padova Lorenzo Panizzolo (oggi comandante della Polizia municipale della città del Santo), l'ispettrice capo-sezione dell'Ufficio minori della questura Nicoletta Bisello e la preside della scuola frequentata dal bambino Marina Zanon di San Giorgio in Bosco.
Le accuse? Violenza privata e lesioni (esclusa la preside). Secondo il pm Maria D’Arpa non è stato commesso alcun reato. Tesi accolta dal gip che ritiene corretto l’operato degli indagati: «Hanno dato esecuzione alle disposizioni della Corte d’appello di Venezia, nel rispetto dei criteri indicati con i limiti derivanti dalle condizioni di estrema agitazione che era stata creata e non da loro». Il riferimento è alla famiglia materna del bimbo, la madre, il nonno e la zia.
Scrive il gip: «L’antefatto del drammatico epilogo del 10 ottobre documentato dal filmato... non è altro che una vicenda, portata agli estremi, di conflitto fra coniugi separati nel quale il figlio diviene terreno di scontro». Nonostante la decadenza dalla potestà genitoriale, era la madre ad avere in custodia il bambino, almeno fino al giorno di quello scontro.
La scuola era l’unico «territorio neutrale» in cui L. avrebbe potuto essere “prelevato”. Il giudice è duro con la famiglia materna: «Appare evidente che l’intero nucleo familiare materno attendeva questo giorno nella speranza che il padre facesse quel passo falso che avrebbe costituito l’occasione, auspicata e provocata, da porre alla base per ottenere un provvedimento che rivedesse l’affidamento». Insomma madre, nonno e zia «non hanno esitato a tenere una condotta che avrebbe indotto il bambino ad agitarsi ancora di più». E la mamma «ha condizionato negativamente il figlio rispetto alla relazione con il padre».
Inoltre i comportamenti della famiglia materna, che si era opposta all’archiviazione, sarebbero stati «strumentali a creare un caso mediatico funzionale a supportare successive azioni giudiziarie». Tra i due ex, quel bimbo conteso: «Resta la certezza che il 10 ottobre 2012, giorno in cui si è celebrato il sacrificio mediatico del bambino conteso di biblica memoria... è stato l’acme di una lotta... che dovrebbe lasciare il posto all’azione di sostegno e protezione di colui che si dice di amare e, mai, dovrebbe essere messo nella condizione di scegliere tra una delle due principali figure di riferimento». Commenta il dottor Panizzolo: «La decisione conferma che si è agito nel rispetto della legge, in un contesto emotivamente molto difficile, per dare esecuzione a un provvedimento nell'interesse del minore».
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