Centro islamico Al Madina, la polemica ad Abano: «Si prega ma non è una moschea»

L’attacco dei consiglieri Carraro e Donolato contro Al Madina in piazza Mercato. Il presidente Mahboub: «Lo prevede lo statuto approvato da Questore e Prefetto»

Federico Franchin
Centro culturale Al Madina ad Aponense: polemica su attività religiose
Centro culturale Al Madina ad Aponense: polemica su attività religiose

«Quello non è un centro culturale, ma una vera e propria moschea, dove i musulmani si ritrovano in preghiera»: la sezione aponense di Fratelli d’Italia va all’attacco sul centro culturale islamico Al Madina, di piazza Mercato, ad Abano Terme. Il centro è stato inaugurato nel 2015, prendendo il posto dell’ex sede del servizio Anagrafe del Comune, dopo che gli islamici erano stati costretti ad abbandonare la prima sede in via Primo Maggio, dove un giorno hanno trovato, come gesto intimidatorio, una testa di maiale appesa.

«La sede gode dell’autorizzazione come centro culturale e non come luogo di culto» rilevano il consigliere di opposizione Bruno Carraro e il segretario locale Daniele Donolato, «abbiamo fatto delle verifiche, letto attentamente lo statuto e sono indicate tante attività, ma non quella relativa alla preghiera». Donolato, titolare di una nota edicola di via Matteotti, a pochi passi proprio da piazza Mercato, aggiunge: «Poco tempo fa si è fermato da me un islamico per chiedermi informazioni in merito a una moschea che si trova qui vicino. Quindi non siamo noi a pensare male, ma sono gli stessi di religione musulmana a confermare che quello stabile è di fatto una moschea». Il consigliere Carraro poi osserva: «Durante il periodo del Ramadan sono stati tirati dei teloni per poter pregare anche sotto il portico. In quella occasione il Questore aveva autorizzato, in via straordinaria, il culto del Ramadan, dal primo al 30 marzo, per una sessantina di persone dalle 20 alle 22. Le preghiere vengono però svolte regolarmente ogni settimana e in questo caso senza autorizzazioni».

Per il presidente di Al Madina, Abdelhak Mahboub è tutto regolare: «Nel nostro statuto c’è scritto che possiamo fare anche preghiera. Siamo in quel locale dal 2015 in affitto e nel 2019 lo abbiamo anche comperato. Il nostro statuto è stato approvato da Questore e Prefetto. Non capiamo queste polemiche. Preghiamo tutte le sere alle 20 e il venerdì alle 13. Non siamo in molti, una decina al giorno, dato che quasi tutti hanno i turni in hotel. Tengo a precisare che la nostra associazione svolge varie attività, come quelle per bambini, organizza partite di calcetto. Mai nessuno si era lamentato finora».

L’assessore alla Sicurezza, Ermanno Berto, precisa la posizione del Comune: «Da quanto sappiamo il centro sta svolgendo tutte le attività previste dal proprio statuto. A noi non risulta che vengano effettuati regolarmente riti islamici, che si preghi, come in moschea. Non ci sono giunte segnalazioni ufficiali in merito. Soprattutto non ci sono mai registrati problemi di ordine pubblico». —

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