Sui Colli è di nuovo allarme cinghiali: «Portati altri esemplari»
A Baone abbattuta una femmina che risulta provenire da un’azienda privata. Il presidente del Parco: «Gesto irresponsabile, anche a livello sanitario»

La genesi della piaga è notoria e condivisa: nei primi anni Duemila qualcuno – cacciatori del posto, a detta delle stesse istituzioni – ha introdotto illegalmente i primi cinghiali nei Colli Euganei. La specie ha proliferato in un habitat ideale, infestando questo territorio e arrivando pure a spingersi ben fuori dall’area collinare protetta.
Fino a Borgo Veneto e a Sant’Urbano, giusto per dare una dimensione. Più di vent’anni dopo, la pratica illegale dell’immissione di cinghiali nei Colli torna a riaffacciarsi: negli ultimi giorni il Parco Colli ha denunciato un episodio che desta preoccupazione, per la gravità e per gli effetti che situazioni come queste possono comportare.
Venerdì scorso, durante le consuete attività di prelievo faunistico, gli operatori del Parco Colli hanno abbattuto una femmina di cinghiale a Baone in via Casette. E qui è arrivata l’amara scoperta: l’animale presentava un foro auricolare compatibile con la rimozione di una marca identificativa da allevamento.
L’animale, in evidente stato di lattazione, era stato dunque con ogni probabilità immesso abusivamente sul territorio, forse già in gravidanza, in totale violazione delle norme vigenti. La presenza di un capo proveniente da allevamento, privato della sua identificazione, rappresenta un atto illecito e un rischio sanitario rilevante, soprattutto in un momento in cui il territorio nazionale è minacciato dalla diffusione della peste suina africana.
«Tali pratiche, oltre a ostacolare il controllo della fauna selvatica, mettono a repentaglio la sicurezza sanitaria, ambientale ed economica dell’intero comparto agricolo», è il monito del Parco Colli, che ha etichettato come «grave e inaccettabile».
Il Parco ha provveduto a denunciare il fatto ai Carabinieri Forestali competenti, trasmettendo tutte le informazioni disponibili. Sono state inoltre allertate le principali associazioni di categoria del mondo agricolo, affinché l’episodio non passi inosservato e si rafforzino i controlli contro le immissioni illegali.
Commenta il presidente Alessandro Frizzarin: «Siamo di fronte a un gesto irresponsabile e contrario a ogni logica di tutela del territorio. Il Parco lavora quotidianamente per contenere in modo legale e sostenibile la presenza del cinghiale, che rappresenta un problema reale per la biodiversità e per l’agricoltura locale. Episodi come questo minano la fiducia, aggravano le criticità e impongono una risposta netta e condivisa da parte di tutte le istituzioni e delle comunità».
Calcolando la capacità di riproduzione di una femmina di cinghiale in un habitat ideale come gli Euganei, è facile immaginare come immissioni illegali ostacolino l’attività di prelievo del Parco, che solo l’anno scorso ha abbattuto 1.580 esemplari, e che nel 2025 – solo fino ad aprile – è già arrivato a oltre 450 abbattimenti.
«Il Parco ribadisce con fermezza la propria contrarietà a ogni forma di immissione non autorizzata di fauna selvatica e auspica una collaborazione sempre più stretta tra enti, forze dell’ordine e cittadini per proteggere il delicato equilibrio ambientale dei Colli», il messaggio dell’ente.
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