Conto con il tesoretto di Galan svuotato dalla moglie di Venuti

Le autorità croate hanno spiegato così agli inquirenti la sparizione del milione e mezzo di euro dal conto aperto alla Veneto Banka di Zagabria
Giancarlo Galan alla Camera durante la conferenza stampa sulla sua memoria difensiva, Roma 23 giugno 2014. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Giancarlo Galan alla Camera durante la conferenza stampa sulla sua memoria difensiva, Roma 23 giugno 2014. ANSA/GIUSEPPE LAMI

PADOVA. Se le autorità croate non spiegheranno come Alessandra Farina ha prelevato i soldi dal conto, il famigerato tesoretto di Giancarlo Galan, sarà difficile recuperalo. Oltre un milione e mezzo di euro svaniti nel nulla. Se da una parte i croati hanno spiegato, con precisione svizzera, come sono arrivati i soldi, oltre a dire che a chiudere il conto intestato alla moglie di Paolo Venuti è stata la stessa donna, non hanno aggiunto altro. Lì dentro sono rimasti solo 2000 euro. Poi i croati non hanno fornito altre informazioni.

Da una parte il procuratore aggiunto di Venezia Stefano Ancilotto e la guardia di finanza a dire che quel milione e mezzo di euro sono i soldi che Giancarlo Galan ha intascato con le mazzette prese per il Mose, dall’altra l’ex presidente del Veneto che sostiene l’inesistenza del tesoretto segreto. Se le autorità croate non collaborano maggiormente, di quei soldi l’Italia sentirà solo l’odore.

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Un milione e mezzo che sono i soldi destinati da Giancarlo Galan alla figlia Margherita. Denaro che invece la moglie Sandra Persegato voleva investire. Cosa fare di quel denaro aveva fatto anche discutere il commercialista Venuti e sua moglie. Il commercialista, indagato per riciclaggio, voleva investire per conto della moglie di Galan in gelaterie in India, ma non lo ha fatto perché sua moglie Alessandra, a cui era intestato il conto, ha detto no. Aveva promesso all’ex esponente di Forza Italia, durante una cena in un ristorante di Arquà Petrarca: i soldi non si toccano perché sono per Margherita. In quel momento, siamo nel 2014, né Galan e tanto meno la moglie conoscono la cifra esatta depositata nel conto corrente aperto alla Veneto Banka di Zagabria.

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Quando la Procura di Venezia chiede spiegazioni sui soldi finiti in Croazia le autorità locali spiegano che il denaro è arrivato grazie ad alcuni bonifici eseguiti attraverso una banca Svizzera. In origine il conto si chiamava Memoria. Era un cosiddetto “conto passante” dove transitavano i soldi in nero che i clienti dello studio Penso- Venuti consegnavano ai commercialisti per riciclarli all’estero.

Gli inquirenti sono convinti, inoltre, che la pista di Dubai dove diversi clienti dello stesso studio hanno investito sul mercato immobiliare, non sia stata seguita per piazzare il tesoretto di Galan. Anche perché molti degli imprenditori veneti ci avevano rimesso più di qualche milione di euro. 
 

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