De Poli scuote il centrodestra: «Al lavoro per prenderci Padova»
Il senatore dell’Udc guarda alle prossime amministrative: «Il candidato dovrà essere una persona che sa unire la città. Con gli alleati dobbiamo sederci subito a un tavolo. Serve una figura che abbia esperienza amministrativa»

«Siamo già in ritardo, dovevamo muoverci ieri». Il senatore padovano Antonio De Poli dà uno scossone agli alleati. Il suo partito, l’Udc, è tornato in Regione e il segretario chiama a rapporto Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia guardando alle amministrative 2027. Il 2026 è alle porte, i mesi corrono veloci; non vuole che la coalizione, ancora una volta, si prenda in ritardo sulla scelta del candidato.
Senatore, come dovete organizzarvi per non farvi trovare impreparati?
«Le amministrative richiedono un importante lavoro sul territorio. Partire per tempo è una priorità per fare bene. Bisogna individuare una squadra, sederci attorno ad un tavolo per costruire un programma che parta dai bisogni dei cittadini. Visitare quartiere per quartiere, ogni via, è necessario capire i problemi delle persone e organizzarsi di conseguenza, per arrivare pronti al momento delle elezioni. Serve un percorso di condivisione, di ascolto e valutazione. Vanno coinvolte tutte le categorie economiche, il mondo del volontariato, della solidarietà, senza dimenticare l’università e i suoi numerosissimi studenti, la nostra sanità sociale e quello che ne consegue. Padova è contendibile».
Vedrebbe meglio un civico o un politico?
«Serve una figura che rappresenti al meglio Padova, un uomo o una donna che riesca ad unire le diverse anime della città. Trovare il candidato giusto non è mai semplice, per questo serve tempo e bisogna muoversi in fretta».
Sergio Giordani è un civico che poteva essere messo in campo anche dal centrodestra. Si potrebbe individuare un candidato con caratteristiche simili?
«Credo che possano funzionare sia un civico che un politico».
Lei personalmente che cosa preferirebbe?
«Una figura che abbia esperienza amministrativa. Non ci si improvvisa sindaco, ma non c’è alcuna preclusione».
Qualche giorno fa ha dichiarato che “il sogno di qualsiasi politico è fare il primo cittadino della propria città”. È un’autocandidatura?
«Potrei essere io, come altri cento. Siamo in tanti, dai consiglieri comunali, a quelli regionali, ai parlamentari, ex sindaci. Penso anche ad una bella figura dal mondo dell’università o dell’economia. Una persona che conosca il territorio».
Ha qualche nome in mente?
«Ora non è il tempo di fare nomi, ma di lavorare per la città, per i prossimi anni».
Se fosse sindaco su cosa punterebbe?
«Le politiche sociali e sociosanitarie della città vanno migliorate e potenziate, c’è poi la questione sicurezza e tutta la viabilità, dai parcheggi alle piste ciclabili. Va preso in mano il tema del cavalcavia Borgomagno che divide la città con un grande lavoro in accordo con il Ministero dei trasporti, bisogna costruire la città del futuro. Tra le urgenze c’è l’emergenza casa e tutte le politiche per i più giovani. Servono scelte condivise e coraggiose».
Andrea Micalizzi non ha ancora messo piede a Venezia e già si parla di un suo ritorno per le comunali 2027. La sfida potrebbe essere con lui?
«Intanto faccio i miei complimenti più sinceri al neo consigliere per i suoi 18 mila voti. Va reso omaggio a chi porta a casa numeri del genere».
Della sfida però che cosa mi dice?
«Potrebbe essere ma, ripeto, i nomi possono essere tanti. La coalizione deve cominciare a lavorare seriamente. Serve un confronto sereno e serio sul futuro della città. Se Venezia è la capitale del mondo, Padova deve tornare la capitale del Veneto. Dobbiamo confrontarci con il mondo del commercio e delle imprese. Padova negli ultimi anni si è seduta sugli allori del passato».
Passando alle recenti elezioni regionali, l’Udc è tornata a Venezia. Che ruolo avrete?
«Saremo la forza di grande equilibrio in consiglio regionale e in giunta. Le nostre priorità sono quelle del presidente Stefani. I programmi sono molto simili: politiche sociali e sanitarie, partendo dall’infanzia fino agli anziani, passando per le famiglie. Non a caso per prima cosa il presidente ha visitato una Rsa».
Come valuta i malumori di Fratelli d’Italia, doppiata dalla Lega?
«Fratelli d’Italia oggi sta facendo una riflessione comprensibile. L’effetto del fuoriclasse Zaia si è sentito. A fare la differenza è stato anche il radicamento nel territorio. Teniamo conto, però, che FdI ha raddoppiato i voti rispetto al 2020. Poi, me lo conceda, voglio sottolineare il tasso di affluenza a Carmignano di Brenta, il mio paese, il più alto in assoluto, ha superato il 62%. Naturalmente complimenti a Eric Pasqualon per l’elezione in Regione».
Zaia, Salvini, Vannacci, quante Leghe ci sono in Italia?
«È un unico partito che si declina in base al territorio. Per il Veneto Stefani è perfetto. Una Lega moderata, che ha a cuore le persone e la solidarietà, quello che storicamente è stata la Balena bianca».—
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