Docente “fantasma” al Severi: archiviata la querela alla preside

Il professore, part time per svolgere l’attività di commercialista e in congedo per la 104, tornò in aula  soltanto un giorno per chiedere un altro permesso, facendo così “saltare” la supplenza
PD 05 settembre 2006 Primo giorno di scuola (SALMASO) - Primo giorno di scuola (SALMASO)
PD 05 settembre 2006 Primo giorno di scuola (SALMASO) - Primo giorno di scuola (SALMASO)

PADOVA. Mai in cattedra, neppure il primo giorno di scuola.

Un’unica presenza in classe quella del professor Vittorio Enrico Mattei, 49enne di Faicchio nel Beneventano, docente di Diritto e commercialista: il 23 dicembre 2016 alla vigilia delle vacanze natalizie. Giusto il tempo per chiedere un nuovo congedo straordinario fino al 23 giugno 2017 previsto dalla legge 104 del 1992 per chi assiste familiari con disabilità. E di provocare il turn-over di un supplente che, in base alle norme, non può essere riconfermato se il docente titolare interrompe la sua assenza con il rientro pur breve (in questo caso una supplente bravissima e trovata a fatica solo il 2 dicembre).

Così la preside dell’Itis “Severi”, Nadia Vidale, aveva inviato via mail una lettera all’insegnante e per conoscenza ai genitori dei ragazzi delle tre classi coinvolte, ponendo un interrogativo: «Vuole dirlo lei per favore, che cosa ci è venuto a fare nella nostra scuola il 23 dicembre?».

Domanda che il docente non ha gradito. Tanto da querelare la dirigente, finita sotto inchiesta per diffamazione, abuso d’ufficio e violazione della privacy. Reati che, secondo il pm padovano Federica Baccaglini non esistono. E così ha chiesto l’archiviazione del procedimento penale a carico della preside con un’articolata richiesta trasmessa all’ufficio gip, mettendo subito in chiaro: «Non sussistono elementi idonei all’esercizio dell’azione penale».

Per l’abuso d’ufficio «non risultano violazioni di legge volti a procurare intenzionalmente un danno altrui ingiusto. In occasione del rientro del professor Mattei, la preside lo invita a interrogare gli alunni in vista degli scrutini...(Vidale lo aveva accompagnato in classe). «L’intento» precisa il pm, «non era di mettere in difficoltà il docente, quanto piuttosto ottemperare al suo dovere di assicurare un buon funzionamento della scuola... Non si rileva nulla di strano (e men che meno un abuso d’ufficio) nell’assicurarsi l’ordinario svolgimento delle lezioni, nell’accertare le dovute interrogazioni in vista degli scrutini, né la richiesta di spiegare alla classe e ai genitori i motivi che hanno portato diversi mesi di assenza dall’insegnamento».

«Corretto» è stato definito «l’interesse della preside al buon andamento delle attività scolastiche». Secondo il pm non c’è spazio neppure per la diffamazione e la violazione della privacy. «Non si ravvisa offesa all’altrui reputazione», anzi la dirigente ha agito «nel pieno esercizio delle sue funzioni» utilizzando «lo strumento della lettera per dare risposte alle legittime domande di alunni e genitori, preoccupati per l’ulteriore disservizio». Il pm non fa sconti al professore che, nel marzo 2016, aveva chiesto il part-time per svolgere pure l’attività di commercialista: «Risulta del tutto lecita la richiesta di giustificare un comportamento marcatamente lesivo degli interessi degli alunni e in linea con il dovere di un dirigente scolastico di tutelare l’aspettativa dei suoi studenti». La lettera «si limita a una fotografia oggettiva di una situazione reale con l’intento di dare una spiegazione a quegli studenti che, per mesi, sono stati sprovvisti del docente di diritto... E non emerge alcun intento diffamatorio o divulgazione di dati personali». Pure legittima la pubblicazione della lettera sulla stampa perché ha posto «i riflettori su un problema attuale e concreto della scuola italiana».
 

Argomenti:scuola

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova