E Browning inventò Pippa ambasciatrice della splendida Asolo
di Gi9anni Moriani
Duecento anni fa nasceva vicino a Londra il poeta Robert Browning. Con il nostro paese e soprattutto con quella che fu la capitale della Serenissima ebbe un rapporto precoce, intenso e prolungato. Più ancora di Hemingway, Browning deve molto al Veneto e in particolare a Venezia. Egli venne la prima volta nella città lagunare nel 1838 e vi rimase una quindicina di giorni, alloggiando a Casa Stefani, vicino a San Marco. Aveva 26 anni ed era elegante, di bell'aspetto (un po' dandy) e stava scrivendo Sordello, una figura rievocata da Dante nel Purgatorio.
In difficoltà su come completare il componimento, volle visitare i luoghi veneti connessi al suo personaggio mantovano e a Cunizza, sorella di Ezzelino da Romano, ed eccolo a Treviso, Asolo, Bassano, Padova, Vicenza e Verona.
Delle città dell'entroterra veneto visitate in questo primo viaggio, su tutte, fu senz'altro Asolo a colpire la sua immaginazione. L'aveva portato sui colli asolani un pittore americano. Costui, qualche giorno prima, come un pioniere, vi era giunto, partendo a piedi da Venezia con un panama in testa, un paio di stivaletti da alpinista e un fazzoletto al collo per trattenere il sudore. A Browning la bellezza asolana deve aver probabilmente scatenato nell'animo, prima un sentimento di euforia e poi di ebbrezza: aveva davanti agli occhi la visione di un paese flessuosamente disteso sui declivi dei colli come la Naiade scolpita da Antonio Canova su candido marmo. Quella prima visione si trasformò in lui in un sogno ricorrente, in cui vedeva appunto se stesso con un amico camminare verso Asolo, dove però non riusciva a giungere e a fermarsi.
Tornato in Inghilterra, terminò il Sordello e nel 1841 scrisse il dramma poetico Pippa Passes. Pippa è una filatrice di seta che cuce con gioiosa naturalezza storie drammatiche ambientate in terra d'Asolo.
Browning ritornò a Venezia nel 1851, questa volta assieme alla moglie, la fervida ma scadente poetessa Elizabeth Barrett Browning, che aveva segretamente sposato a Londra nel 1846, dopodichè fuggirono in Italia. Tra il 1846 e il 1861, anno della morte di Elizabeth (che gli aveva dato il figlio "Pen", poi pittore di modesto talento), soggiornarono a Pisa e vissero a Firenze.
La permanenza a Venezia fu breve, perché le zanzare e l'inappetenza di Pen costrinsero la famiglia a lasciare anzitempo la città. Ebbero comunque modo di gustare il caffé in Piazza San Marco, presero un palco alla Fenice e godettero il fascino del Canal Grande dalle finestre dell'appartamento affittato vicino a Rialto.
La loro storia d'amore commosse l'Inghilterra vittoriana, sebbene il pubblico, al quale erano noti, non avesse letto neppure un verso delle loro poesie, come ebbe a scrivere Virginia Woolf: «Amanti appassionati, con i boccoli e con le basette, oppressi, coraggiosi, in fuga d'amore, - così devono conoscere e amare i Browning migliaia di persone che non hanno mai letto un solo verso della loro poesia».
A distanza di quattro anni da questo soggiorno lagunare, Browning pubblicava Toccata di Galluppi. Da musicista dilettante, Browni. ng si ispirò al buranello per la musica del quale venne preso da una totale fascinazione che raggiunse l'erotismo in un intreccio di sensualità e morte.
Scomparsa Elizabeth, Browning tornò nel 1878 a Venezia in compagnia della sorella Sarianna e alloggiò a Palazzo Brandolin Rota che ospitava l'albergo Universo. Quindi dal 1883 godette della generosa ospitalità di Mrs. Bronson, un' "espatriata" americana che abitava Casa Alvisi, di fronte alla chiesa della Salute e che aveva in casa Giustinian Recanati una sorta di piccola dépendance, dove ospitava gli amici, tra i quali Henry James e, appunto, Browning. Mrs. Bronson acquistò una casa, "La Mura", anche ad Asolo, conquistata dalle bellezze della cittadina proprio dopo aver letto Pippa. Nel 1889 a "La Mura" Browning si recava ogni giorno, durante il suo soggiorno asolano, a prendere il tè. In questo periodo, il poeta viveva nella villa Scotti Pasini, nel cui vasto giardino introdusse il cipresso, che da allora - dice Comisso - divenne l'albero decorativo di tutti i giardini di Asolo. Browning sotto l'incantevole influsso del luogo scrisse Asolando, dal verbo asolare, che significa "andare a prendere un po' d'aria", "divertirsi all'aria aperta": un poema in aperta dialettica con i romantici sul valore della Immaginazione. Lo lesse il 19 novembre 1889 ai suoi amici riuniti nell'incantevole sala da ballo di Palazzo Barbaro sul Canal Grande.
Browning ebbe appena il tempo di rallegrasi nel vedere il figlio degnamente installato nel sontuoso Palazzo Rezzonico, allorché la morte lo raggiunse il 12 dicembre 1889, proprio tra quelle pareti. La dipartita gli sottrasse il dolore di vedere come l'acquisto di Pen finisse miseramente, perché nel 1906 fu costretto a vendere il palazzo in seguito al divorzio dalla ricca moglie americana Fannie Coddington, alla quale dovette restituire la dote.
Browning fu figura emblematica di quella corrente che nella seconda metà dell'Ottocento elaborò i nuovi modi della poesia e del romanzo del Novecento. Egli fu infatti uno dei grandi innovatori della poesia ottocentesca, tanto da aver influito profondamente sullo sviluppo della poesia. Inventò il "monologo drammatico" che - come scrive Rosella Mamoli Zorzi - rende possibile la drammatizzazione degli eventi narrati, l'utilizzo e la sovrapposizione di diversi punti di vista nel narrare la medesima storia, innovando in modo radicale il fare poesia.
Ezra Pound non casualmente fu un suo discepolo: citò versi veneziani di Browning nei Cantos.
Browning resta uno dei più grandi poeti inglesi dell'Ottocento, il suo genio è tanto originale e la sua vis poetica è tanto sconvolgente da risultare difficile trovare una spiegazione al fatto che la sua opera sia assurdamente trascurata. Forse le sue poesie sono troppo ostiche a lettori risucchiati nel vortice dei brodi riscaldati che la televisione somministra quotidianamente.
Il ricordo della nascita di Browning speriamo sia di buon auspicio per la riscoperta della sua altissima poesia, anche se indubbiamente difficile. Ma come un esercizio spirituale la grande lirica va letta e riletta per trarne giovamento e godimento.
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