È monselicense la moglie del sindaco Marino

Le dimissioni del sindaco di Roma. Nata all’ombra della Rocca dove vive ancora un fratello, se n’è andata a 18 anni per studiare nella capitale. È stata coinvolta nel Pandagate e ora nel caso-cene

MONSELICE. Galeotta fu, tra le tante altre, anche una cena in compagnia della moglie di natali monselicensi Rossana Parisen Toldin per l’ormai ex sindaco della Capitale Ignazio Marino. Il primo cittadino è dimissionario da giovedì sera, dopo essere stato travolto dall’ennesimo scandalo, quello delle cene private fatte passare per istituzionali e pagate con la carta di credito del Campidoglio.

Ancora una volta, insieme al marito balza alle cronache la moglie, nata e vissuta fino ai diciotto anni all’ombra della Rocca di Monselice. E finita nella centrifuga del gossip già alla fine del 2013 con quello che fu definito il “Pandagate”, quando all’allora primo cittadino di Roma erano state contestate diverse multe prese dalla sua Panda rossa per divieti di sosta e passaggi nelle Ztl del centro di Roma. Panda che, fu poi scoperto, era in uso proprio alla consorte.

Roma, il sindaco Ignazio Marino si è dimesso
Il sindaco di Roma Ignazio Marino

Rossana Parisen Toldin ha assunto un profilo piuttosto defilato come first lady, ma i venti di tempesta che negli ultimi anni hanno soffiato contro il marito non hanno mancato di portare alla ribalta pure lei. Ultima di sei figli, la signora Marino ha lasciato Monselice a diciotto anni per andare a studiare a Roma Infermieristica. Le sue visite alla città della Rocca erano più frequenti quando ancora c’erano i genitori, che veniva spesso a trovare. Da diversi anni, però, le sue apparizioni a Monselice, dove vivono ancora il fratello Silvano con la sua famiglia e qualche parente meno prossimo, sono molto più rare. «La ricordo di più quando era ragazza» ha raccontato una cugina, «aveva un carattere molto determinato, era coraggiosa. Ha scelto di andare a studiare a Roma da sola, a quei tempi non era così facile lasciare la famiglia».

La cena che Marino avrebbe consumato insieme alla moglie e finita fra quelle incriminate perché pagata con la carta di credito del Comune, risalirebbe al 27 luglio del 2013. Una ricevuta da 120 euro pagata alla Taverna degli Amici, in centro a Roma, che il sindaco aveva giustificato dicendo di aver cenato con un rappresentante della World Health Organization. Il gestore del ristorante, tuttavia, ha dichiarato a Repubblica che Marino quella sera cenò con la moglie e che fu proprio lei a telefonare per prenotare il tavolo. A far luce sui conti e le spese nella capitale ci penserà la magistratura. E chissà se adesso, con un marito molto meno impegnato, la signora Marino tornerà più spesso a Monselice, magari in compagnia del consorte. I buoni ristoranti non mancano di certo.

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