Eclettica Nizza, regina d’oceani e di… sport alpini
Dal 9 al 13 giugno ospita l’incontro Unoc sul futuro dei mari, nel 2030 a sorpresa le Olimpiadi Invernali. L’ex borgo di pescatori del ‘700 deve la sua fama anche ad artisti come Chagall e Renoir

Dal Mediterraneo al mondo... passando dalle Alpi. Sembra quasi una metafora della storia stessa della città. Nizza per cinque giorni sarà “capitale degli oceani”, ma fra cinque anni, nel 2030, sarà anche regina degli sport invernali perché ospiterà a sorpresa le Olimpiadi della neve, insieme ad alcune località alpine francesi.
Ma riavvolgiamo il nastro sul Mediterraneo. Sembrano davvero lontani anni luce i tempi in cui la città era un piccolo villaggio di pescatori, con le barche e le reti appese, isolato dal mondo.
Dal 9 al 13 giugno prossimi Nizza sarà invece al centro del mondo perché ospiterà nientemeno che la “Conferenza Unoc sugli Oceani” del 2025, appuntamento che riveste una grande importanza per il futuro dei mari e lo sviluppo di un’economia blu sostenibile.
Appuntamento planetario collegato alla Biennale delle Arti e degli Oceani, contenitore di prestigio che ispira anche alcune iniziative da non perdere. Una su tutte la mostra “Laurent Ballesta – Mers et Mysterès” in corso al Museo della Fotografia (Musèe de la Photographie”) in Place Pierre Gautier.
Ballesta è un fotografo degli abissi, capace di catturare con il suo obiettivo ogni forma di vita che pulsa a quelle profondità, riuscendo poi a trasfigurarla in arte pura. Immagini di rara forza espressiva, delicatezza e arte. Come il film – documentario “Planète Mediterranée” che racconta, quasi si trattasse di avventure, spedizioni scientifiche nelle profondità marine al limite dell’umano.
Dai romantici viaggiatori del Grand Tour ai villeggianti “liberty” inglesi

Nizza borgo di pescatori, si diceva. Era così nel ‘700, come tante altre realtà della celebrata Costa Azzurra o della vicina Liguria. Però Nizza, che era stata tolta dall’isolamento nel 1593 grazie alla costruzione pionieristica di una strada di collegamento con Torino (allora capitale del regno sabaudo, a cui la città apparteneva) - strada realizzata per volere di Carlo Emanuele di Savoia - ha avuto una grande fortuna: infatuare come sanno fare le sirene i viaggiatori del Grand Tour.
Letterati e pittori, intellettuali e sognatori in viaggio a bordo delle loro carrozze alla ricerca di paesaggi dell’anima da immortalarono nelle loro opere. Ognuno a modo suo.
Nizza li ha catturati con il suo charme “acqua e sapone”, come quello di certe dive nate povere, ma seducenti per natura, alla Sofia Loren… Ci sono opere di questi viaggiatori che lasciano a bocca aperta. Una su tutte: “Vue de Nice”, litografia di Paul-Emile Barberi, assurta a simbolo della candidatura di Nizza a Città Unesco, nel 2021 premiata dal successo.
Tutta quel materiale, di straordinario valore storico e artistico, ancora in grado di regalare suggestioni, è raccolto nella Mission Nice Patrimoine Mondial de l’Unesco la cui sede, al 75 di Quai des Etats-Unis (vicino alla Promenade des Anglais) è oggi, visibile al pubblico e racconta come Nizza sia diventata nel XVIII secolo in pochi decenni uno dei più affascinanti poli del turismo internazionale. Prima città di villeggiatura invernale, poi balneare e oggi anche di cultura e arte.
Un viaggio a ritroso nel tempo che è coinvolgente compiere, perché regala un caleidoscopio di immagini (si pensi soltanto ai raffinati manifesti turistici d’epoca opera di artisti del liberty, in voga già dalla fine dell’800), di impressioni e di documenti mai visti.
Svelato anche il mistero della Promenade des Anglais: si chiama così perché furono i villeggianti inglesi, folgorati dalla bellezza di quel luogo ideale per svernare (clima mite, bel mare e Alpi Marittime a due passi), a trasformarlo in un viale monumentale, adornato di palme e di palazzi liberty.
Alcuni anche assai stravaganti, eclettici, il cui stile strizza l’occhio all’arte moresca. In pochi anni lungo il viale sono spuntati palazzi di residenza e alberghi di lusso e in città anche una grande chiesa ortodossa. Il tutto laddove prima c’era soltanto un piccolo sentiero lastricato di sassi, da percorrere al massimo a dorso d’asino.
Prima l’aristocrazia inglese, poi quella russa e più tardi quella di altri paesi europei trasformarono rapidamente Nizza in una capitale della mondanità. Una città glamour, dove trasferire temporaneamente anche i fasti delle corti europee.
Ecco perché ammirare il primo piano regolatore di epoca sabauda elaborato nel 1832 dal Consiglio d’Ornato fa sgranare gli occhi per la lungimiranza dei progettisti di allora, gente illuminata e preveggente. Sotto la Francia (dal 1860) la città crebbe ancora in dimensioni, eleganza e prestigio. Molto “British” come tendenza anche la nascita dell’ippodromo, dell’aerodromo e l’arrivo dei primi treni di lusso. Era la Belle Epoque e Nizza era pronta a viverla da protagonista!
Un po’ sabauda, un po’ occitana e poi francese: il “suo” Garibaldi l’ha rimpianta
Tutta questa premessa storica è doverosa per cogliere l’anima ricca, visionaria e plurale di questa città. Che da allora non si è più “fermata”, tanto da apparire oggi come tante città in una, seppur con un occhio attento si può ancora ritrovare, nelle “carrere” della città vecchia, lo spirito della città provenzale delle origini. Un po’ occitana, un po’ ligure e un po’ piemontese.
Anche se poi a questo mondo da cartolina ce l’ha messa la Francia, con buona pace anche di Garibaldi che nel 1860 venne spiazzato dall’accordo fra Cavour e Napoleone III (il famoso Trattato di Plombières del 1958) e vide la sua amata città d’origine cambiare bandiera. Non si scoraggiò il generale “eroe dei due mondi”.
Anzi, capì proprio allora che lo sfondo ideale delle sue battaglie doveva essere la libertà dei popoli… La sua casa è stata demolita da decenni, solo una targa posta sulla facciata dell’edificio di fronte ne ricorda la posizione al civico 2 di Quai Papacino, ma la grande Place Garibaldi (che oggi si pronuncia con l’accento sulla i) è ancora una delle principali di Nizza e la città lo celebra tutt’oggi come uno dei suoi figli più famosi,
anche con un bellissimo murales a tutta parete nel quartiere prossimo al Museo Chagall.
Scelta come dimora da grandi artisti in cerca di ispirazione e di pace

La consacrazione di Nizza come città aperta al mondo, luogo di ritiro, pace e ispirazione arriva dalla presenza di tanti artisti contemporanei che l’hanno scelta come stabile dimora. Di due di loro, Chagall e Renoir, Nizza conserva testimonianze preziose“.
A Marc Chagall, grande pittore russo d’origine ebraica, nato in Bielorussia e naturalizzato francese, scomparso nel 1986 a 98 anni, è dedicato il Museo Nazionale del Messaggio Biblico Marc Chagall immerso nel verde della collina di Cimez che ospita le grandi opere dedicate al Messaggio Biblico (progettate in origine per una chiesa) e del Cantico dei Cantici, donate dall’artista e dalla moglie alla Francia.
Opere che richiamano visitatori da tutto il mondo, opere che per volere dello stesso artista non si muoveranno mai da lì… Da quel bellissimo palazzo dall’architettura contemporanea, pieno di luce e di mediterraneità.
La visita al Museo Marc Chagall è concepita come un viaggio poetico nel mondo dell'artista: mille opere tra dipinti, disegni, stampe, sculture, ceramiche, ma anche vetrate, arazzi e mosaici compongono un corpus unico, grandioso e solenne.
Gridano ancora oggi un messaggio di pace universale, come fa la Bibbia. Una visita che non si dimentica, che rapisce gli occhi e il cuore.

E’ diventata un museo anche la casa che il pittore impressionista Pierre Auguste Renoir ha scelto come dimora sulle colline intorno a Cagnes-sur-Mer.
La villa è al centro della tenuta Domaine des Collettes. In quel luogo fra gli ulivi Renoir si trasferì ormai anziano e anche un po’ malato, insieme alla sua adorata famiglia.
C’era anche il figlio Jean, il secondogenito poi diventato regista. In questa residenza, diventata museo nel 1960, sono conservate 14 tele originali che illustrano il periodo nizzardo del pittore: paesaggi, ritratti, nudi e nature morte.
Nella casa sono ancora vive le testimonianze della famiglia; ricostruito anche l’atelier del pittore con colori, pennelli e tavolozza, oltre a una collezione di sculture frutto del lavoro congiunto di Renoir e dello scultore Richard Guino. Renoir morì qui nel 1919, tra i tesori custoditi nella sua dimora. “Le Bagnanti”, sua ultima famosa opera, è rimasta incompiuta ed è ancora più ammirata per questo.
La via dei “villaggi arroccati” e dei vini esposti al sole
Dalle finestre della villa di Renoir si ammira Cagnes-sur-Mer vecchia, ovvero il borgo che è un mirabile intreccio di vicoli, di antichi palazzi e di edifici fortificati.
Luogo di attrazione magnetica per tanti amanti dell’arte. E visto che si parla di borghi, perché non ricordare la “Via dei villaggi arroccati” che stanno intorno a Nizza, sospesi fra le Alpi Marittime, il mare e la valle del fiume Var.
Anche Saint Jeannet e Carrosse sono borghi dalla scorza ruvida e dall’anima autentica, guscio di tesori e di vecchie botteghe artigianali. I loro castelli, fortezze e palazzi parlano di un passato importante. Erano le sentinelle di Nizza e della via che dalla montagna arriva al mare. Eppure oggi la loro atmosfera conquista per le case colorate, i viali di platani, le piazze animate e anche per i sublimi panorami…

Già che si passa da Saint Jeannet vale la pena di aprire una parentesi esperienziale: la visita all’azienda Vignoble Rasse, che produce vini naturali, affinati in damigiane esposte al sole secondo un metodo antico. All’inizio sembra una riuscita coreografia, poi si coglie l’originalità di questa pratica millenaria. Emanuel Rasse, ingegnere di origini argentine ed enologo per vocazione, ricorda che qui, fra questi vigneti che guardano il mare, coltivavano la vite e producevano vino anche i Romani.
In questi vigneti a 400 metri di altitudine maturano uve di 17 varietà, dal Bianco autoctono di Saint Jeannet fino al Maalbech argentino. La cantina offre anche un’attività enoturistica, ma sono le suggestioni il valore aggiunto.
La cucina nizzarda autentica, un adesivo ambitissimo la certifica nei locali
E già che si parla di enogastronomia bisogna ricordare quanto a Nizza questa sia una cultura, quasi una religione. Non a caso dieci anni fa a qualcuno è venuto in mente di certificarla la cucina nizzarda autentica e oggi per un locale di Nizza esporre quell’adesivo di “Cucina nizzarda” autentica è un vanto, un segno di distinzione e anche una responsabilità. Perché quell’adesivo impone anche un rispetto delle regole su prodotti, ricette, tradizioni. Ed è pure soggetto a controllo. Lo si può anche perdere, insomma. C’è una commissione indipendente che periodicamente valuta e decide.

Cucina nizzarda significa tante cose, piatti di terra innanzitutto. Storicamente è stato così. Tra i piatti più noti figura la doube (o douba) nizzarda, uno stufato molto particolare; la socca, una specie di farinata in cui l'ingrediente principale è la farina di ceci, che si può gustare anche come street food nelle vie e nelle piazze (i baracchini che la servono sono molto caratteristici e la preparano al momento); la cosiddetta merda de can, nome buffo e irriverente che definisce gli gnocchi locali.
Poi la famosa insalata nizzarda, nota in tutto il mondo nelle sue infinite varianti, ma molto più difficile da realizzare: tonno, acciughe, misticanza, cipollotto, uova sode, rapanelli e pomodori vanno dosati a dovere. Può essere un piatto unico, perché è bello abbondante. Al ristorante “Acchiardo”, nel cuore di Nizza, la tradizione è sul piatto da 98 anni, da quando Maddalena giunta da Dronero, nel Cuneese, avviò la trattoria puntando subito sulla “sostanza” delle cose buone.
Una tradizione mai tradita, che si ritrova anche nella bella intimità dell’ambiente, con alle pareti tante foto storiche. Per il centenario la quarta generazione degli Acchiardo promette gustose celebrazioni. Anche al “Lu Fran Calin” c’è un po’ di storia mista, nizzardo-italiana: Elvira è nata in Puglia, ma non ha faticato a condividere la passione per la cucina nizzarda del marito Daniel e del socio Joel. Anche questo locale si affaccia sulla Nizza vecchia, vicino alla Cattedrale di Santa Reparata.
Che agli italiani piaccia condividere i valori della cucina nizzarda ne danno prova anche al nuovo ristorante Colita, vicino a Place Garibaldi: il giovane Daniele Lamboglio, lucano di Lauria, insieme all’amico colombiano Carlos Gomez hanno scelto lo stile fusion in salsa nizzarda. A Cagnes-sur-Mer il barese Giacomo Giorgio al ristorante Le Jimmy’s, una terrazza con vista panoramica nel cuore del villaggio, propone una cucina tradizionale di territorio. Garbata e di sostanza.
Il “diamante nero” di vetro che ha cambiato lo skyline della città
Ma Nizza non è Nizza senza le avanguardie. Ed eccolo l’Iconic, il “diamante nero”, sorto a tempo di record accanto alla stazione. Un’opera di architettonica dall’audace stile contemporaneo, tutta in vetro, progettata da Daniel Libeskind, l’archistar che ha firmato a New York la spettacolare rinascita di Ground Zero.
Dentro il “diamante, nella terrazza panoramica del Double Tree Hilton è sorto il ristorante “Pesca”, un locale dalla formula innovativa, un po’ teatro e un po’ borsa del pesce. L’idea arriva da Rotterdam e da Amsterdam. Il cliente, accolto con Prosecco e pop-corn, sceglie il pesce fresco e il vino
che gli arriveranno in tavola.
Il prezzo, come in borsa, viene aggiornato su un display. Il pesce invenduto, a fine serata viene messo all’asta e talvolta venduto ai commensali a un prezzo da saldo. Federico Di Giulio, un giovane milanese che parla cinque lingue, segue tutte le operazioni e sembra divertirsi molto. Definirlo smart è riduttivo, semmai in piena sintonia con il carattere di Nizza. Città burlona che ospita uno dei carnevali più importanti del mondo (nella piemontesissima Place Massena, l’ex Piazza Carlo Alberto) e al contempo città serissima quando si parla di futuro.
In grado di cambiare rapidamente passo quando serve, pur di non perdere il proprio posto in prima fila nel mondo. Un privilegio che è la miglior polizza per il futuro. L’assegnazione delle gare su ghiaccio delle Olimpiadi invernali nel 2030 ne è la riprova, Nizza c’è!

Info: www.explorenicecotedazur.com; www.france.fr/it
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