Eleonora Bolla dal Veneto a Roma, la sua casa è il set

La giovane attrice è Alexia nella fiction “Sposami”, e ha già lavorato con Ozpetek e Brizzi
FICTION RAI " SPOSAMI ", IN COLLABORAZIONE CON TRENTINO FILM COMMISSION. CON Daniele PECCI E Francesca CHILLEMI. REGIA: Umberto MARINO. PRODUZIONE: TITANIA. LOCATION: MOENA, 12 SETTEMBRE 2011. Foto: © Hugo MUNOZ
FICTION RAI " SPOSAMI ", IN COLLABORAZIONE CON TRENTINO FILM COMMISSION. CON Daniele PECCI E Francesca CHILLEMI. REGIA: Umberto MARINO. PRODUZIONE: TITANIA. LOCATION: MOENA, 12 SETTEMBRE 2011. Foto: © Hugo MUNOZ

PADOVA. È Alexia, giovane sarta con il viso costellato dai piercing, nella fiction del momento, che tiene incollati milioni di spettatori su Rai Uno, “Sposami” di Umberto Marino, ispirata a “Scandalo a Philadelphia”. Domani sera l’ultima puntata, dopo un impressionante crescendo di audience.

«Ho fatto i provini e ho ottenuto la parte. Abbiamo girato cinque mesi fra Trieste e Trento. Sono contenta anche del personaggio, atipico rispetto a queste serie». È Eleonora Bolla, padovana. Sguardo volitivo, viso intrigante, e carattere, qualità che le hanno permesso di essere scelta da Ozpeteck, per “Magnifica Presenza”: «È stato un onore per me, da subito ho capito che lui dirige senza parlare, ti guarda e tu capisci cosa fare»; e Brizzi: «In “Com’è bello far l’amore”, interpreto Alice, sono in scena con un bravissimo Alessandro Sperduti. Fausto lavora spesso con le stesse persone, sicché c’è un enorme affiatamento, l’ambiente è giocoso».

Ruoli che l’hanno fatta scoprire, ma quelli che le sono rimasti nel cuore sono legati a: «”32” del regista Michele Pastrello di Conegliano, in cui sono una ragazza violentata, braccata dal suo stupratore. Ero ancora all’Accademia, per me è stata la prima volta davanti alla macchina da presa. Lì ho capito che il cinema era la mia strada. Pastrello è un regista indipendente, quasi sconosciuto a livello nazionale, con un talento strepitoso. E in “Il tredicesimo apostolo” di Alexis Sweet ho potuto rappresentare il mio lato oscuro in un ruolo dark, quasi demoniaco; mi sono davvero divertita».

Un lato oscuro con cui rapportarsi nella finzione, grazie a un percorso di autoanalisi, fondamentale nel mestiere dell’attore, che porta avanti nella realtà: «Questo lavoro mi ha aiutato molto per affrontare i fantasmi del passato, per rimuovere traumi, prendendone coscienza, anche se poi di difficoltà ce ne sono ogni giorno. Con pazienza, tempo, e fiducia si risolvono perché fanno parte della vita».

E oggi, a 26 anni, si sente pronta per «far emergere la femminilità, siccome mostro meno dei miei anni mi fanno spesso fare la ragazzina, invece potrei interpretare anche una madre; oppure ruoli d’azione, anche se non c’è in Italia un mercato in tal senso, non avrei bisogno della controfigura, ho fatto nove anni di equitazione e poi pallavolo, calcio, sci, kickboxing e boxe».

Uno dei suoi sogni era il ruolo in costume, avverato con le riprese di questo ottobre del film “My name is Ernest. Hemingway e l’Italia”, produzione veneta: «È stato bellissimo poter recitare in costume, serve una tale femminilità, e poi abbiamo girato in inglese era la prima volta che mi capitava. Per essere Agnes, innamorata di Ernest, è stato fondamentale il discorso fatto prima con il regista, Emilio Briguglio, che mi ha inserito perfettamente nell’atmosfera del tempo. Ho trovato una troupe molto sensibile e attenta a rendere giustizia alla realtà».

Ora Eleonora sta lavorando nella fiction “Benvenuti a tavola 2”, sarà l’amica di una delle figlie di Tirabassi, e apparirà in un cameo nella produzione Mediaset sulla camorra milanese “Le mani dentro la città” di Angelini. Fra un provino e l’altro a Roma, città dove risiede, torna anche nel suo Veneto: «Sono cresciuta a Valdobbiadene, poi a Pieve di Soligo e infine mi sono trasferita a Padova. Mi sento una paesana, faccio fatica nelle grandi città a trovare la mia dimensione, così se devo prepararmi a una parte torno in Veneto, dove respiro. Quei luoghi sono la mia casa, mi rassicurano. Sarebbe bello anche tornarci più spesso per lavoro». (sil. gor.)

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