Estorsione al macellaio patteggia tre anni e mezzo

Ha patteggiato tre anni e sei mesi di carcere il taglieggiatore di un macellaio, Andrea Cancelli, 39enne di origine sinti con residenza a Padova in via Viotti: era finito sul banco degli imputati per concorso in estorsione continuata e per violazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Davanti al gup padovano Margherita Brunello, ha chiuso il conto con la giustizia affrontando il rito alternativo che gli ha consentito di ottenere lo sconto di un terzo rispetto all’eventuale sanzione prevista al termine di un processo. Processo che era stato sollecitato dal pubblico ministero Francesco Tonon.
È il 23 aprile scorso quando Cancelli finisce in manette. Non a caso. I carabinieri del Nucleo operativo di Mestre avevano organizzato la trappola mentre l’uomo stava incassando il "pizzo" da un commerciante della zona di Santa Maria di Sala, titolare di due macellerie a Padova, ben 50 chili di carne confezionata e una tangente di mille euro. Il gip Cristina Cavaggion aveva convalidato la misura di custodia cautelare in carcere: Cancelli si era ben guardato dal fare qualsiasi ammissione.
Nel frattempo, a stringere il cerchio nei suoi confronti vengono raccolte tante prove dagli investigatori, grazie a intercettazioni telefoniche e a perquisizioni nella sua abitazione. All’inizio, infatti, il macellaio è più che reticente: terrorizzato da possibili ritorsioni, rifiuta ogni collaborazione con i carabinieri che solo casualmente – nell’ambito di un’altra indagine – erano venuti a conoscenza dell’estorsione.
Cancelli aveva messo in piedi un vero e proprio racket nei confronti del commerciante: da tre anni lo teneva in scacco (e forse non era l’unico imprenditore finito nella sua rete) con continue richieste di soldi e di merce. Un giorno si era presentato in uno dei suoi negozi e lo aveva avvicinato per chiedere se avesse mai subito furti o danneggiamenti, ben sapendo che l’attività del macellaio era stata nel mirino dei ladri in più di un’occasione. Nemmeno il tempo di un risposta, e la richiesta si era fatta esplicita: «Se non vuoi subire più danni o furti, devi pagare una volta a settimana... Ci penseremo noi a proteggerti. Ci dai qualcosa, e non ti succede più nulla, non è così che si fa?». Carne e soldi: all'inizio 450 euro a settimana e la spesa di una famiglia. In seguito le richieste lievitano con minacce precise: «Paga o veniamo a rubare... Sai che conosciamo te e la tua famiglia». Così la dazione passa a 650 euro a settimana prima di salire a mille euro, e i chili di carne si moltiplicano. Dal settembre 2012 all’aprile 2015 il macellaio (e i due figli che lavorano con lui) avrebbero pagato 160 mila euro in contanti e consegnato un quantitativo di carne del valore di 150 mila euro. Eppure in quello stesso periodo Cancelli era destinatario di una misura di prevenzione che viene applicata a soggetti considerati “pericolosi per la sicurezza pubblica”: era stato sottoposto a sorveglianza speciale per l durata di un anno e due mesi con obbligo di rispettare orari di uscita e rientro a casa. Obbligo non rispettato.
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