La Fiera delle Parole per diventare menti e cuori pensanti
La riflessione di don Bezze inaugura il festival letterario. Una sedia vuota in prima fila in memoria di Galdino Francescon, imprenditore e promotore culturale che ha avuto un ruolo fondamentale nella progettazione del festival

L’attesa è finita: mercoledì primo ottobre, al Centro Fiera di Padova, si è tenuta l’inaugurazione della ventesima edizione della Fiera delle Parole, festival culturale diretto da Bruna Coscia e organizzato dall’associazione Cuore di Carta.
Le prime parole sono state dedicate alla memoria di Galdino Francescon, imprenditore e promotore culturale spentosi lo scorso luglio, con un ruolo fondamentale nella progettazione del festival; in suo ricordo è stata posizionata nel Padiglione 11 una sedia in prima fila, che rimarrà vuota per tutta la durata della Fiera.
La prorettrice Monica Salvadori è intervenuta in nome dell’Università di Padova, sottolineando l’importanza della dimensione colloquiale della Fiera, grazie alla quale è possibile rafforzare il senso di una partecipata coscienza culturale e civile.
Salvadori ha ricordato che la tradizione dei festival culturali ha radici ben fondate; citando il Salon parigino, l’esposizione accademica d’arte più importante nel panorama francese del XIX secolo, la prorettrice ha evidenziato come molti eventi culturali passati faticassero a garantire una partecipazione universale, limitando di fatto una comunicazione più democratica con il pubblico. «Oggi invece, la Fiera delle Parole, in ambito letterario, consente a lettrici e a lettori di confrontarsi con una varietà di libri che si identificano con la voce viva dei loro autori e si offrono al pubblico di Padova», ha concluso Salvadori.
«La Fiera delle Parole ha portato il panorama culturale di Padova a un salto di qualità», ha aggiunto il sindaco Sergio Giordani.
L’inaugurazione è terminata con la speranzosa considerazione di don Giorgio Bezze, presidente del Centro Universitario Padovano, secondo il quale le parole spese durante il Festival devono condurre a un silenzio interiore di riflessione su quello che ci sta capitando come umanità in questo periodo storico. È fondamentale tenere aperta la domanda su chi siamo e qual è il nostro posto nel mondo.
«Dobbiamo nutrirci di parole per diventare menti e cuori pensanti», ha infine rammentato don Bezze.
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