Frode milionaria sulle auto di lusso ora a rischiare sono i proprietari

Le macchine erano importate dalla Germania e venivano vendute a un prezzo molto più basso
Este (PD), 7 luglio 2020.Guardia di Finanza di Este scopre frode du automobili usate
Este (PD), 7 luglio 2020.Guardia di Finanza di Este scopre frode du automobili usate

MEGLIADINO San VITALE

Frode milionaria sulle auto usate, ora a rischiare sono gli acquirenti. Il concetto è molto semplice: difficilmente i compratori delle vetture non potevano non accorgersi dell’evidente risparmio nell’acquisto dell’auto e difficilmente gli stessi non sapevano che stavano firmando una falsa dichiarazione. E così ora la Procura di Vicenza sta valutando ipotesi di reato anche per i cittadini che sono andati ad acquistare le vetture scontate.

IL CASO

Importavano illegalmente auto usate di grossa cilindrata dalla Germania e realizzavano guadagni d’oro frodando il fisco con documenti falsi e società di comodo per aggirare il pagamento dell’Iva. A finire nei guai sono stati due imprenditori titolari di aziende fra Padova e Vicenza, ora iscritti nel registro degli indagati: si tratta di Claudio Veronese, 52 anni, che vive tra Saletto di Borgo Veneto e Noventa Vicentina, e il suo collaboratore Tommaso Troisi, 33 anni di Sant’Urbano, collaboratore di Veronese. Sono accusati dal pubblico ministero Alessia La Placa di frode fiscale, realizzata attraverso l’autosalone Reventon Car srl, con doppia sede a Megliadino San Vitale e Noventa Vicentina, e una lunga serie di società con sedi in Slovenia, Croazia e Bulgaria.

IL MECCANISMO

La Guardia di Finanza di Este, comandata dal capitano Andrea Zuppetti, ha ricostruito il meccanismo con cui Veronese e Troisi gabbavano il Fisco attraverso la vendita di auto usate. I due, grazie alla collaborazione di alcune agenzie automobilistiche di Trento e Trieste, avrebbero presentato alla Motorizzazione italiana della documentazione farlocca: attraverso le società estere sparse tra Slovenia, Croazia e Bulgaria, si dimostrava che le tasse relativo all’acquisto dei mezzi erano stata pagate dentro l’Unione Europea. In realtà le berline usate arrivavano dalla Germania, con un notevole risparmio d’imposta dell’Iva non versata visto che nei tre Stati balcanici il regime fiscale è decisamente più favorevole. Si parla di un commercio stimato, in due anni, in almeno 13 milioni di euro, e di una frode al Fisco di almeno 2 milioni.

GLI ACQUIRENTI

E se Veronese e Troisi hanno da difendersi dal reato di falso e pure da evasione fiscale, rischiano grosso anche gli acquirenti, molti dei quali arrivano dalla Bassa padovana. Coloro, cioè, che hanno ottenuto una macchina a prezzo vantaggioso e per farlo hanno pure firmato un documento non veritiero. La Procura ha al vaglio la possibile integrazione del fascicolo: ai 344 acquirenti delle automobili potrebbe venire contestato il reato di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, punito dall’articolo 483 del Codice penale.

IL RISPARMIO

Difficilmente, infatti, i clienti di Veronese e Troisi potevano rimanere all’oscuro della truffa al Fisco. Perché? Innanzitutto per i soldi risparmiati: il meccanismo truffaldino permetteva infatti di ottenere prezzi finali per l’acquirente con un risparmio stimato dell’8% rispetto alle quotazioni medie di mercato. Sulle auto usate provenienti dall’estero, tutte dalla Germania, veniva pagata l’Iva sul margine, ovvero la differenza tra prezzo di acquisto e della successiva rivendita al privato e non l’intera aliquota al 22%. Il che permetteva ai rivenditori di proporre listini concorrenziali, in barba al principio di concorrenza. Ecco dunque che una Porsche Cayenne veniva a costare 73 mila euro invece di 80 mila euro, oppure un Land Rover Discovery 18 mila anziché 20 mila. Difficile, inoltre, che gli acquirenti non sapessero di firmare un atto non veritiero, quello in cui veniva affermato e sottoscritto di aver assolto all’estero gli obblighi derivanti da un acquisto all’interno dell’Unione Europea. —

Nicola Cesaro

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