Tre meravigliosi figli dell'Italia migliore
Le più alte cariche dello Stato nella Basilica di Santa Giustina a Padova per l’ultimo saluto ai carabinieri uccisi. La commozione dentro e fuori la chiesa, e le toccanti parole dei familiari

Eccoli, il carabiniere scelto Davide Bernardello,il brigadiere capo Valerio Daprà, il luogotenente Marco Piffari. Eccoli arrivare alla basilica di santa Giustina di Padova pochi minuti prima delle 17 avvolti nel tricolore, la bandiera del Paese che hanno amato, e onorato e servito. Fino all’ultimo, fino alla morte. Un sacrificio che scava il cuore di tutti, e tutti ieri erano in Prato della valle, nel sagrato e dentro la chiesa per ricordarli e celebrarlo.
Ecco l’applauso all’arrivo delle loro bare, le lacrime, il nodo che chiude la gola spezzando parole che si perdono tra la folla. I feretri, portati in spalla dai carabinieri, anche da quelli delle squadre speciali api a cui appartenevano, passano nel mezzo delle due braccia di folla che le stringe nel suo calore. Eccole incedere verso la basilica di santa Giustina, sotto le otto cupole che significano resurrezione, il credo cattolico ma anche laico della vittoria sulla morte.

I feretri varcano il portale, il mondo e il suo commosso e dolente brusio restano alle spalle, questo è il momento della solennità. Solennità nella presenza delle più alte cariche dello Stato: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che la piazza ha accolto con un applauso, la presidente del consiglio Giorgia Meloni occhiali e completo nero, il presidente della Camera Lorenzo Fontana, i ministri Crosetto, Salvini, Piantedosi, Bernini, Nordio, i parlamentari Pd Schlein, Zan, Moretti. E poi il governatore Luca Zaia, il sindaco Sergio Giordani.
La Solennità nel rito guidato da monsignor Gian Franco Saba ordinario militare per l’Italia e da altri 30tra celebranti e concelebranti. Solennità nel cerimoniale: il coro don Vincenzo Polo di Lendinara e l'orchestra Sinfonica del Veneto diretta da Stefano Romani con il tenore Christian Ricci che fin dalle 15.30 ha preparato l’arrivo facendo risuonare le note di Morricone nella piazza sgomenta.
L'ultimo saluto ai carabinieri uccisi: le immagini del funerale di Stato a Padova






















I passi risuonano lenti sul pavimento, l’aria dentro è ferma ma viva e profuma di incenso, di cera, di secoli di fede.
Non c è luogo più simbolico per posare le bare di questi uomini, tra il sepolcro di santa Giustina, uccisa nella sua missione di fede, e le reliquie di San Luca evangelista, il patrono dei medici, di chi si prende cura della comunità.
Dentro la chiesa una distesa di divise, tutta la famiglia dell’Arma. E gli abbracci, quegli abbracci che i carabinieri si scambiano commossi, sapendo che questa tragedia li accompagnerà per sempre.
L’omelia
Gli abbracci di una famiglia ferita: «E’ una grande famiglia che si trova qui a salutare Davide, Marco Valerio”, dice il celebrante monsignor Saba ricordando tutte le istituzioni presenti e citando la “famiglia dell’Arma”. Ci stringiamo a tutti coloro che sono stati feriti, a tutti il nostro abbraccio».
Incomprensibile il drammatico evento in cui hanno perso la vita Davide, Marco, Valerio”.
Nel suo discorso di addio, Gesù indica nell’amore e nel servizio la vera vittoria, la vera gloria, il vero esito vittorioso della sua vita. Servire i fratelli, tutelare il bene comune, significa partecipare
all’edificazione dei valori del Regno”. Il richiamo : la vittoria sul mondo e sul male è anche l’amore di chi serve la patria, cioè il prossimo, garantendo la giustizia, il bene comune, la stabilità delle istituzioni preposte a custodire nell’ordine e nell’armonia la comunità umana.
In questi tempi, si assiste ad una crescita a dismisura del senso della libertà, disancorata da
ogni forma di riferimento.
La nostra non è tanto una società pluralistica, ma una società policentrica, una società che non
sempre riesce a trovare il proprio centro. Occorre, oggi più che mai, rientrare nella Cita Hegel richiamando a un’educazione alla virtù etica e spirituale della mitezza, intesa come modo di porgersi verso l’altro per non trasformare l’umana convivenza in un “immenso mattatoio”».
I parenti delle vittime

Poi la solennità lascia lo spazio alle parole toccanti dei familiari , alle lacrime non più trattenute di tutta la chiesa, gli applausi.
Il papà di Davide: «Sei diventato quello che desideravo: sei diventato carabiniere d’Italia. Un figlio meraviglioso, eri limpido sincero e generoso e sempre pronto ad aiutare. Vola in alto Davide, sarai sempre nei nostri cuori».
Il figlio di Dapra , Christian : «Ho avuto il privilegio di chiamare papà chi ha dedicato la vita al servizio, al prestigio all’onore. Questa insensata tragedia lo ha strappato a me - tutti. Spero che la sua serenità continui a parlarmi».
E Andrea Piffari, il fratello di Marco: «Che il loro sacrificio non sia vano, chiedo a tutti di stringerci ai nostri militari. A voi carabinieri grazie, grazie alla vostra famiglia».

La promessa del ministro Crosetto : «L’Italia è qua, che si raccoglie in profondo dolore. Oggi tutti i Carabinieri d Italia sono qui, voglio abbracciarvi e dirvi grazie. VI faccio una promessa solenne: i nostri nomi sono scritti sulla sabbia della memoria delle persone a cui siamo chiari e sono destinati a sparire. I nomi dei giusti, di chi è morto per la patria, è scritto nella roccia. Le forze armate sono custodi di quella memoria. E in futuro ci sarà una persona che risponderà per loro: presente».
Le bare sono state riaccompagnate con il Requiem di Chopin.
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