Gallimberti: "Gli stupefacenti non servono per la creatività artistica"

Il professore universitario studia le dipendenze e le cura con un innovativo sistema di stimolazione magnetica. "Baudelaire, Poe e le rockstar sono geni, ma non grazie alla droga"
FERRO - CONFERENZA STAMPA QUESTURA - SEQUESTRO DROGHE CHIMICHE VENDUTE ON LINE,PROF LUIGI GALLIMBERTI
FERRO - CONFERENZA STAMPA QUESTURA - SEQUESTRO DROGHE CHIMICHE VENDUTE ON LINE,PROF LUIGI GALLIMBERTI

PADOVA. La creatività artistica è legata alla dipendenza da alcol o sostanze stupefacenti? Secondo il luogo comune l’artista accoglie in sé il binomio “genio” e “sregolatezza”. E se si guarda al passato, gli esempi sono tanti: dal poeta maledetto Charles Baudelaire, allo scrittore Edgar Allan Poe o il pittore Jackson Pollock. Senza contare poi alcune tra le più famose star della musica, che non possono fare a meno di alcol e droga prima di salire sul palco.


A demolire questo connubio ci pensa il noto psichiatra Luigi Gallimberti, docente presso l'Università di Padova. «Per definizione, l’addiction opacizza il cervello dell’essere umano», dichiara l’esperto, «L’alcol e le sostanze stupefacenti possono avere una funzione disinibitoria ma la creatività è ben altro. Dubito che una persona in astinenza possa utilizzare quei momenti per fare arte».


Se ne è parlato in occasione del convegno “La creatività indotta”, organizzato dall’Accademia Galileiana di Scienze, lettere ed arti in Padova alla Reggia dei Carraresi. Si sono confrontati sul tema delle dipendenze anche Giacomo Rizzolati, Gregorio Piaia, Gian Francesco Giudice, Alberto Schon e Silvio Ramat.
Che cos’è, dunque, la creatività? Secondo il professor Gallimberti, gli ingredienti per ottenerla sono «intelligenza, emozione e un pizzico di inconscio». Il momento in cui il cervello produce un’idea geniale è chiamato “aha moment”.


Il professor Gallimberti attualmente dirige un centro di disintossicazione clinica e da anni è impegnato in progetti di prevenzione. «Non ho mai visto un paziente creativo mentre era intossicato, piuttosto il contrario. Il cervello per essere creativo deve essere libero. In molti al termine del periodo di disintossicazione hanno dimostrato di essere menti brillanti. E’ emblematico il caso dello scrittore Ottiero Ottieri, durante il periodo di trattamento ha scritto ben cinque volumi tra i quali “Una irata sensazione di peggioramento”, romanzo incentrato sulle vicende dello scrittore Pietro Mura, alter ego di Ottieri stesso, che alcolizzato e depresso in cerca di una cura forse impossibile».


Presso il suo centro, Gallimberti tratta i pazienti tossicodipendenti attraverso la Stimolazione magnetica transcranica (Tms): una tecnica di stimolazione cerebrale non invasiva attualmente sotto studio. «Questa modalità sta dando ottimi risultati. In particolare è adatta per i pazienti più gravi e per i pazienti dipendenti da cocaina, per i quali non esistono trattamenti farmacologi efficaci», spiega. La Tms impiega un impulso magnetico che raggiunge il cervello in una porzione limitata di spazio, precedentemente individuata da una risonanza magnetica cerebrale transcranica. Un neuronavigatore focalizza l’area interessata dall’arrivo del campo magnetico, dove i neuroni sono attivati artificialmente.


«Il macchinario è composto da un generatore di impulsi di corrente e un sensore che si posiziona sul capo del paziente. Il soggetto sottoposto ad una seduta è seduto su una poltrona ed è vigile».

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova