Giovane di 26 anni di Noventa padovana muore di aneurisma a Lione

NOVENTA PADOVANA. Un malore improvviso, la perdita dei sensi, la corsa all’ospedale. Il 26enne ingegnere di Noventa, Alberto Greggio, è sopravvissuto solo pochi giorni all’aneurisma cerebrale che lo ha colpito il 26 marzo.
Il 2 aprile è spirato senza più riprendere conoscenza. Il dramma si è consumato a Lione, la città francese dove Greggio si era trasferito con la fidanzata Petra dopo aver trovato un impiego in una multinazionale per la sicurezza del nucleare. Nulla hanno potuto i genitori Michele e Antonella, che con la figlia sono andati in Francia con un permesso speciale per potergli dare l’ultimo saluto, stringendosi nel dolore alla fidanzata sotto choc.
nessun sintomo. Esaudendo un desiderio di Alberto, mamma e papà hanno acconsentito alla donazione degli organi. Cuore, polmoni e fegato hanno dato una speranza a chi non l’aveva e questo pensiero sarà di conforto alla famiglia e alla fidanzata. «Alberto non aveva mai avuto un sintomo, lo abbiamo perso in un attimo» racconta Michele Greggio. «Ho sempre avuto il terrore degli incidenti d’auto, ma una cosa del genere non me l’aspettavo. Pensavo che fosse una quercia, ha praticato il calcio, il calcio a 5 e il frisbee e ogni anno era sottoposto a visite mediche sportive. Credevo fosse sufficiente, invece ci sono casi subdoli. Il medico in Francia ci ha detto che è una patologia rara ma capita».
Alberto era un ragazzo modello che ha sempre fatto tutto ad alti livelli, nello studio come nello sport e nel gruppo scout Noventa 1. Era nella squadra del Padova Ultimate Frisbee e ha partecipato ai Mondiali under 20 in Irlanda nell’anno della maturità. A fine 2018 si è laureato ingegnere edile architetto, una facoltà relativamente nuova. Mesi di Erasmus in Turchia e in Francia gli avevano preparato la strada per un importante ruolo in ambito lavorativo, che ha trovato dopo uno stage all’Università di Lione.
sarebbe stato assunto. In ditta erano contenti di lui e alla scadenza del contratto, in giugno, lo avrebbero assunto. Un traguardo che il destino non gli ha permesso di raggiungere. Una sala di lavoro sarà intitolata alla sua memoria. «Alberto aveva un ingegno fuori dal comune, l’ultimo progetto fatto con il suo capo riguardava la sigillazione delle scorie nucleari all’interno di una centrale dismessa in Francia», ricorda con emozione il papà. «Da quando aveva 12 anni non vincevo più a scacchi con lui. Era intraprendente, aveva fatto tutte le scelte giuste per mettere le basi di un futuro con Petra. Siamo orgogliosi di lui». Per quasi due mesi i genitori e la sorella minore Ilaria hanno atteso di poter dargli l’addio:il blocco sanitario a livello europeo l’ha di fatto impedito. Solo di recente siamo potuti andare a prendere le ceneri di Alberto». La famiglia ha organizzato un momento di preghiera domani alle 9.30 nel parco ex Fornace di Noventana. —
Giusy Andreoli. © RIPRODUZIONE RISERVATA .
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova