Guarite e belle: "La leucemia si può battere"

PADOVA. Erano solo bambine quando si sono ammalate di leucemia. Oggi sono donne che affrontano con forza la vita. Dodici ex pazienti della clinica di Oncoematologia pediatrica dell’Azienda Ospedaliera di Padova si raccontano attraverso una fotografia. Ognuna di loro ha scelto uno scatto che la ritrae in un momento speciale: c’è chi indossa la corona d’alloro, chi canta, chi va a cavallo, chi indossa il vestito del matrimonio e chi è accanto ai figli.
I loro volti compongono un calendario speciale che sulla copertina dice: “Siamo diventate grandi!”. L’idea è del direttore del reparto di Oncoematologia pediatrica, il professor Giuseppe Basso. Il calendario è stato presentato ieri, alla sala Rossini del Caffè Pedrocchi, alla presenza degli ex direttori Luigi Zanesco e Modesto Carli.
«Durante i colloqui, i genitori e i ragazzi mi chiedono se è possibile guarire», dichiara il professor Basso, «Così ho pensato di creare un calendario che testimoniasse che al di là della malattia, c’è una vita intera da vivere. Non ci sono pin-up o fotografie scattate da professionisti perché l’intenzione è di descrivere la normalità. Una normalità che diventa eccezionale per chi si trova di fronte ad una diagnosi di tumore. Lo scopo di questo calendario è andare oltre alle risposte che si possono dare a voce. La guarigione oggi è una realtà più presente di ieri. Basti pensare che negli anni ‘70 solo il 30% sopravviveva alla leucemia, oggi sopravvive il 70%. Abbiamo fatto tanta strada, ma ce n’è ancora da fare. Queste dodici giovani che hanno contribuito all’iniziativa, vogliono mostrare a tutti noi che sono donne alle quali nessun obiettivo è precluso».

Il calendario è reperibile al reparto di Oncoematologia pediatrica, le offerte raccolte saranno destinate al nuovo centro di trapianto di midollo osseo. Hanno partecipato all’iniziativa dodici ragazze e donne provenienti da tutt’Italia, i loro nomi sono: Anna, Laura, Federica, Carolina, Costanza, Martina, Maddalena, Paola, Sofia, Marta, Cecilia e Emanuela. Almeno un anno della loro infanzia è scivolato via nei letti d’ospedale tra visite, analisi del sangue, infusioni di chemioterapia e malessere. Eppure oggi, da adulte, sono in grado di ricordare quei momenti con positività. Questo perché a proteggerle dai brutti pensieri, c’erano le carezze di mamma e papà, i giochi dei volontari e i sorrisi dei medici. «Io in ospedale mi sentivo al sicuro, non avevo paura», racconta Marta Costanza, 23 anni, di Santa Maria di Sala (Venezia), che ha lottato contro la leucemia a dieci anni, «il ricordo più bello sono le sedute di shiatsu, una tecnica di massaggio. Questa pratica mi ha aiutato così tanto che adesso sto seguendo dei corsi di osteopatia per imparare a mia volta le tecniche di manipolazione del corpo».

La foto di Marta si trova nel mese di giugno e la ritrae mentre fa equitazione. Nel calendario ci sono anche le foto di Laura Bozzato, 24 anni, di Padova e Maddalena Vescovo, 25 anni, di Camponogara (Venezia). La malattia le ha unite e oggi sono diventate amiche inseparabili. «Siamo state ricoverate nello stesso periodo, entrambe ci siamo ammalate a 15 anni», raccontano, «ci siamo conosciute in ospedale e abbiamo deciso che ce l’avremmo fatta assieme. Ci siamo date forza l’una con l’altra. Dopo questa esperienza ci consideriamo sorelle, ci vediamo ogni giorno».
Maddalena si è sposata da tre mesi, Laura invece lavora nella ditta di famiglia. Poi c’è la storia di Emanuela, entrata in reparto nel 1970, quando era una bimba. Adesso è mamma di due figli ventenni e la loro foto è nel mese di dicembre. «Al tempo, avevo inserito il caso di Emanuela nella mia tesi di specializzazione», spiega il professor Basso, «è venuta a trovarci in reparto qualche mese fa dicendo “vi ricordo con piacere”. L’entusiasmo di chi guarisce fa capire come una piccola parte di tutti loro, rimanga sempre con noi».
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