Hub per i profughi a Teolo, si tratta

TEOLO. Il legale rappresentante della Rabensteiner Bau Srl di Villandro (Bolzano), titolare dell’Hotel Terme Michelangelo di Monteortone, venerdì mattina, in un incontro con il sindaco di Teolo, Moreno Valdisolo, ha confermato l’esistenza di una trattativa con una cooperativa sociale per concedere la struttura di via San Daniele chiusa da sette anni per l’accoglienza dei migranti. L’imprenditore altoatesino ha fatto sapere al primo cittadino, che ha immediatamente manifestato la sua contrarietà al progetto, che di ufficiale per ora non c’è nulla, è solo in atto una trattativa. Ma è bastata la notizia di un possibile accordo per attivare nell’ex 4 stelle, vista l’enorme capienza, un Hub provinciale, per far infuriare, oltre a Valdisolo, il collega di Abano Luca Claudio, l’associazione degli albergatori termali e i residenti della zona che hanno subito telefonato in municipio per avere delucidazioni.
L’hotel. Il Michelangelo, con il “gemello” Leonardo, l’Ermitage Bel Air e il Mamma Margherita, è uno dei quattro alberghi del comune di Teolo. È stato costruito nel 1978 dalla famiglia di imprenditori trevigiani Benetton su progetto dell’ingegnere aponense Imerio Trevisan. Dispone di 119 stanze per complessivi 166 posti letto. È dotato di centro benessere e di tre piscine termali (2 calde, una interna e una esterna, e una fredda). Nel 2011 la proprietà ha avviato un progetto di ammodernamento che non è mai decollato. Oggi il complesso si trova in una situazione di forte degrado dovuta anche ai continui furti che hanno messo fuori uso l’impianto elettrico e parte dell’arredo.
Il sindaco. Valdisolo è furibondo. «Alla proprietà ho detto con chiarezza che farò ponti d’oro se avvierà un progetto di ristrutturazione finalizzato alla ripresa dell’attività termale. Diversamente mi metterò di traverso e pretenderò che tutto sia in regola. A partire dall’aspetto igienico sanitario per arrivare a quello della sicurezza. Sono a conoscenza che parecchie autorizzazioni non ci sono o sono scadute, ad iniziare dal Certificato di prevenzione incendi. Se in quella struttura ci andranno delle persone, siano esse profughi o clienti per le cure, esigo che tutto sia in regola».
Il confinante. Francesco Renga, titolare del Leonardo Da Vinci, l’hotel che confina con il Michelangelo, rimane basito all’ipotesi che vicino alla sua struttura, che è dotata perfino di un campo da golf, arrivino dei migranti. «Non ci credo, è una cosa assurda che non sta né in cielo né in terra», esordisce l’albergatore «Se il Michelangelo dovesse aprire ai migranti, noi saremo costretti a chiudere il giorno seguente perché i clienti scapperebbero. Già abbiamo grosse difficoltà a tirare avanti per la crisi, questa sarebbe la mazzata finale».
L’Assoalbergatori. Emanuele Boaretto, presidente di Assoalbergatori., vede l’arrivo dei migranti nella zona termale come un fatto sconvolgente. «In questo momento abbiamo già chi ci rema contro, ci manca che ci mettano i migranti in una zona come Monteortone che è un tutt’uno con Abano. Sarebbe un grave danno per il settore. Basti pensare che alcuni clienti lascino gli alberghi solo se sono disturbati da una famiglia con bambini. Figuriamoci se si trovano ad alloggiare vicino a un complesso pieno di profughi, che magari invadono le zone del passeggio serale. È un’assurdità».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova