In piazza tutti increduli «Soffriva per un amico»

Le bariste: «Era stato qui poco prima, sembrava sereno, parlava del tempo» Un conoscente: «Mi aveva confidato la sua sofferenza poco prima di Natale»
Di Cristina Salvato
BELLUCO-FOTO PIRAN-CADONEGHE SUICIDIO GIAMPIERO FRANCO
BELLUCO-FOTO PIRAN-CADONEGHE SUICIDIO GIAMPIERO FRANCO

CADONEGHE. Piazza del Sindacato è un luogo chiuso, circondato sui quattro lati da edifici. Sopra le abitazioni, sotto i negozi. Ci si conosce tutti e al pomeriggio si anima di bambini. Piero era piuttosto noto e sempre gentile. «Era un signore simpatico», racconta Alberto Savio, «che salutava sempre con tenerezza i miei bimbi. Sotto le feste di Natale ci eravamo parlati e mi aveva raccontato di essere infinitamente triste per la recente scomparsa di un amico: la circostanza lo aveva parecchio colpito. Mi dispiace molto, non dovrebbe esistere nulla che renda preferibile la morte alla vita». Ieri mattina nessuno dei commercianti o dei condomini del complesso Arena aveva fatto in tempo a vederlo. «Un signore gentile, distinto», lo ricorda Marina Bertorelle della fioreria “L’angolo dei fiori”. «Ho il negozio a due passi da lui, ma non ho sentito lo sparo. Mi hanno avvertito delle clienti, che passando davanti al suo laboratorio, avevano notato le auto dei carabinieri e hanno chiesto cosa fosse successo». Non si capacitano nemmeno alla tabaccheria “Matteotti”. «Era un nostro cliente, lo vedevamo spesso» racconta Giada, con un gruppo in gola. «Pensare che proprio a quell’ora suo figlio era in tabaccheria da me a pagare dei bollettini». La giornata era iniziata come sempre, con la colazione al bar ZeroCinque, in via Rigotti. «È venuto come al solito, intorno alle 9», dice Donatella, la titolare, «e le commesse sono rimaste esterrefatte quando la notizia si è sparsa. Lo avevano appena visto tranquillo e avevano scambiato quattro parole sul tempo. Di certo nulla faceva presagire che avesse queste terribili intenzioni». Capello grigio pettinato all’indietro, fare risoluto e camminata decisa, Giampietro Franco – che tutti chiamavano Piero – passava ore dentro il suo laboratorio. Con il collaboratore Daniele da anni si occupava di vendita di accessori in pelle per lo più on line: lui rappresentava la parte creativa e all’interno del laboratorio – sempre oscurato dalle veneziane abbassate – creava i prototipi che poi faceva realizzare da ditte esterne. Ultimamente si erano lanciato nel settore dei collarini per i cani, decorati con strass e perline. A nessuno aveva confidato difficoltà lavorative o di particolari preoccupazioni. Il sindaco Michele Schiavo ha raggiunto il luogo della tragedia. «Non lo conoscevo personalmente, ma mi sento di esprimere tutta la vicinanza ai suoi cari. Togliersi la vita per qualcuno è un atto di coraggio, per altri di viltà: non spetta però a nessuno giudicare, perché nessuno sa quanta sofferenza possa esserci in chi decide di compiere questi gesti estremi».

Argomenti:lavoro

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova