InfoCamere disdetta l’integrativo Lavoratori in allarme

Sono 500 gli addetti impiegati nella sede di corso Stati Uniti Fiom: «Temiamo sia propedeutico a una futura cessione»
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - INFO CAMERE, CORSO STATI UNITI 14
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - INFO CAMERE, CORSO STATI UNITI 14

PADOVA. InfoCamere disdetta il contratto integrativo degli oltre 750 dipendenti della società consortile di proprietà delle Camere di Commercio. Un tratto di penna che economicamente vale oltre una mensilità per i lavoratori della società che gestisce tutti i dati informatici delle imprese italiane e che vede nella sede di Padova attivi oltre 500 dipendenti.

A darne comunicazione, a seguito di un primo incontro con la proprietà, è la Fiom di Padova preoccupata che la decisione della società nata a Padova possa essere propedeutica a un possibile percorso di vendita totale o parziale della società.

«Ancora nulla si sa per certo ma il 2017 potrebbe riservare bruttissime sorprese ai dipendenti di un’azienda che è un patrimonio strategico della collettività» ha dichiarato Fabio Pozzerle, coordinatore Fiom di InfoCamere. «La riforma delle Camere di commercio potrebbe di fatto aprire spazi a una futura modifica degli assetti della società e la disdetta unilaterale del contratto di secondo livello in azienda suona come un primo passo che sgombera il terreno da eventuali costi aggiuntivi di personale nell’ottica futura di mettere sul mercato l’azienda».

E il contratto aziendale dei dipendenti di InfoCamere è uno dei più complessi e significativi presenti ad oggi in ambito sindacale e, con le sue 75 pagine, non si limita a definire un premio di produzione che oscilla mediamente tra i 1.300 e i 1800 euro annui a lavoratore ma definisce modalità e rimborsi per molte delle attività dei dipendenti.

«Con la lettera del 28 settembre 2016» continua Pozzerle «l’azienda passa un colpo di spugna su di un percorso complesso e su tutti gli accordi che si sono susseguiti proprio a partire dalla sigla di quell’accordo. L’operazione poi produce l’effetto di impedire che, alla presentazione della piattaforma rivendicativa di rinnovo, possa scattare la prevista proroga di 12 mesi della vigenza dell’accordo attuale, creando ulteriore tensione fra le parti. Disdettare inoltre significa predisporsi ad avviare una trattativa puntando a un abbassamento delle condizioni sancite dall’accordo ancora vigente mettendo a rischio un reddito acquisito da anni dai lavoratori. E non ci tranquillizzano nemmeno le giustificazioni addotte nel corso dell’incontro dei giorni scorsi, soprattutto se vanno nell’ottica di una fantomatica necessità di rinnovare. La domanda che ci poniamo invece è: cosa sta bollendo in pentola? Quali sorprese si dovranno aspettare i lavoratori?».

Riccardo Sandre

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