La Cassazione annulla i sequestri a Ceoldo
Annullata l’ordinanza che aveva disposto il sequestro preventivo dei beni di Lorenzo Ceoldo, 47 anni di Vigonza, coinvolto, in qualità di contabile, in un’inchiesta della ’Ndrangheta in banca. La decisione è stata presa dal presidente Piercamillo Davigo che ha deciso il contestuale rinvio al tribunale di Padova, sezione per il Riesame delle misure cautelati per un nuovo esame. In modo succinto si dovrà accertare «se e quale profitto il ricorrente abbia ricavato dal reimpiego del prezzo del delitto presupposto nelle “attività economiche inerenti alla società del Bartucca” e quindi ove la suddetta verifica abbia esito positivo, limiterà il sequestro solo al suddetto profitto».
Quindi era stato sequestrato troppo. Infatti nella motivazione della sentenza della Cassazione il giudice Davigo parla «Di evidenti e molteplici errori di diritto in cui il tribunale è incorso». Tra questi l’aver confuso e sovrapposto, facendoli coincidere reati diversi. Il 18 dicembre 2017 il gip padovano aveva autorizzato un duplice sequestro preventivo in funzione della confisca: il primo di “beni, valori e attività” per 322 mila euro, il secondo per 159 mila. Ceoldo rischia il processo assieme ad altre persone, tra questi Antonino Bartucca, 50enne calabrese di San Giovanni in Fiore, Giovanni Spadafora, 46 anni, Antonio Giardino, 49 anni, l’ex direttore della filiale di Banca Popolare di Vicenza (Bpv) a Busa di Vigonza (oggi chiusa) Federico Zambrini, 49enne, il cassiere dell’istituto Roberto Longone, 45, Enrico Borrini, 53 anni. Secondo l’accusa Bartucca, Spadafora con Ceoldo e Borrini supportati dai due bancari hanno messo assieme l’associazione a delinquere, specializzata nella creazione di false fatture strumento per frodare il fisco. —
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