La commercialista si difende: «L’avvocato Longo mi ha puntato la pistola alla testa»

PADOVA. «Non voleva mollare quella pistola... E noi avevamo paura che ci sparasse alla schiena se fossimo scappati... La teneva stretta... A un certo punto me l’ha puntata alla testa... Luca lo ha preso a pugni finché lui non ha lasciato l’arma».
Parola di Silvia Maran, la commercialista 47enne interrogata per oltre due ore dal pm Roberto D’Angelo, titolare dell’inchiesta, con il capo della Squadra mobile Carlo Pagano. E convocata per spiegare dinamica e motivi del selvaggio pestaggio nei confronti dell’avvocato Piero Longo avvenuto in Riviera Tiso da Camposampiero, nell’androne del palazzo in cui il penalista vive il primo ottobre scorso intorno alle 23.
Silvia Maran è finita prima agli arresti domiciliari e poi è stata destinataria di un obbligo di dimora a Padova e del divieto di avvicinamento al legale. Difesa dall’avvocato Claudia Bagattin, ha raccontato quanto già dichiarato al gip in occasione della convalida dell’arresto: quella sera lei e il compagno avevano bevuto un aperitivo con l’amica Rosanna Rosy Caudullo, la 31enne studentessa in una scuola di notariato (ieri in procura si è avvalsa della facoltà di non rispondere).
Rosy era stata scortata dai due amici davanti all’abitazione del penalista dove i tre sono arrivati in auto. La giovane aveva pianto ed era decisa ad andare a parlare con “P” (non aveva confidato ai due l’identità) per chiarire questioni personali: con quell’uomo aveva un legame affettivo anche familiare di vecchia data.
Un legame che si era rarefatto in quanto da tre mesi – ancora la versione dell’indagata – lui le negava la parola e l’aveva bloccata al telefono. Maran ha ricostruito: Longo ha aperto la porta indietreggiando di un passo ed esplodendo un colpo in direzione di Zanon (era a salve ma i due non lo sapevano).
Così lei sferra un calcio e i due entrano: Maran sostiene di aver trattenuto il legale alle spalle mentre Zanon cercava di disarmarlo per evitare di essere feriti.. Longo sbatte la Maran contro un muro e – dice ancora lei – le punta la pistola alla testa dall’alto verso il basso. Zanon gli salta addosso urlando «mollala (l’arma) mentre lei grida «togliela». I tre cadono a terra e Longo esplode gli altri due colpi senza cedere l’arma. Zanon – è ancora il resoconto – lo prende a pugni in faccia, lo disarma e i due si tornano a casa con la pistola (Rosy è all’esterno). Maran nega di aver mai inferto dei pugni.
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