La Fidia farmaceutici deve risarcire sette milioni a Chemi

La Corte di Cassazione, con la decisione 5497 del 5 aprile 2012, ha confermato la condanna di Fidia farmaceutici spa di Abano Terme a risarcire a Chemi spa oltre sette milioni di euro per la...
FIDIA ABANO BELLUCO
FIDIA ABANO BELLUCO

La Corte di Cassazione, con la decisione 5497 del 5 aprile 2012, ha confermato la condanna di Fidia farmaceutici spa di Abano Terme a risarcire a Chemi spa oltre sette milioni di euro per la contraffazione di alcuni brevetti relativi alla sintesi della fosfatidilserina.

La controversia era già sfociata in una importante decisione del tribunale di Milano, che nel 2007 aveva condannato la società padovana ad un risarcimento in misura superiore a quattro milioni di euro, allora la condanna più elevata in materia di contraffazione brevettuale.

La corte di appello di Milano aveva poi incrementato la condanna fino a sette milioni di euro, tenuto anche conto della prosecuzione della contraffazione dopo la decisione di primo grado. Ora questa sentenza è divenuta definitiva. «Una buona notizia per tutti coloro che credono ed investono nella proprietà industriale ed intellettuale, a dimostrazione e conferma che anche in Italia la contraffazione brevettuale non paga e può essere anzi efficacemente perseguita e punita». Sono parole dell'avvocato Gualtiero Dragotti, responsabile con l'avvocato Roberto Valenti del dipartimento di Intellectual Property di Dla Piper, studio legale che si pone oggi in prima fila nel contenzioso brevettuale. I due assistono la Chemi spa. La sentenza è immediatamente esecutiva. La cifra da pagare, decisamente molto alta, riguarda la commercializzazione dal 2002 al 2009 dell’integratore biologico “Neobros”, una sostanza che aiuta la memoria.

Nelle indicazioni del prodotto si legge: «Nei casi di scarso apporto dietetico o di aumentato fabbisogno. La fosfatidilserina interviene nella modulazione dei processi biochimici che risultano alterati nell'invecchiamento cerebrale».

«La sentenza della Cassazione», sottolineano da Dla Piper, «non vieta la produzione in minima parte che la Fidia sta continuando a fare, ma è un riconoscimento alla proprietà industriale e intellettuale».

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