«La verità sulla morte di Luciano tre settimane dopo l’incidente»

Non nutre risentimenti verso chi ha provocato l’incidente, nella consapevolezza che circostanze del genere possono capitare. Vuole tuttavia arrivare a fare luce sull’intera tragica vicenda, comprendendo cosa sia veramente successo al marito e soprattutto cosa abbia determinato il suo decesso, avvenuto in maniera così improvvisa e inaspettata.
Per questi motivi Patricia Fasolato, moglie di Fabrizio Maria Olivi, si è rivolta ai professionisti di Studio3A-Valore, società specializzata nel risarcimento danni, richiedendo ed ottenendo di bloccare il riscontro diagnostico interno ordinato dalla direzione sanitaria e già fissato per lo scorso venerdì all’ospedale di Padova, e di procedere, dopo richiesta alla Procura, con una perizia autoptica con un proprio consulente tecnico d’ufficio.
Fabrizio Maria Olivi è il sessantaquattrenne libero professionista deceduto improvvisamente mercoledì 26 febbraio nella sua casa di via Caselle nel quartiere di Sant’Anna, dove si trovava immobilizzato a letto per i gravi postumi di un incidente stradale in cui era rimasto coinvolto. Olivi, persona molto attiva che non soffriva di patologie particolari, nella tarda mattinata del 7 febbraio stava pedalando in centro storico, lungo via Co’del Panico. Costeggiando le auto parcheggiate alla sua destra, la sua bici è stata urtata dalla portiera di una Toyota Yaris che si è aperta all’improvviso. Nell’auto c’era P. M. , una donna del posto anche lei di 64 anni che adesso, come atto dovuto per consentirgli di nominare eventuali periti di parte, da prassi è stata iscritta nel registro degli indagati per il reato di omicidio stradale dal pubblico ministero della Procura di Padova Cristina Gava, che ha aperto un procedimento penale e disposto l’autopsia per chiarire le cause della morte.
Nell’occasione Olivi era rovinato a terra riportando traumi pesanti. Trasportato all’ospedale cittadino, i sanitari gli avevano riscontrato la frattura del bacino e il distacco parcellare del dito di una mano, per una prognosi di novanta giorni. Il 19 febbraio i medici del reparto di Ortopedia avevano già programmato il suo trasferimento all’ospedale di Camposampiero per continuare le cure, per poi optare per le dimissioni e per un trattamento conservativo a casa dove Olivi si è poi improvvisamente sentito male. A nulla sono valse tutte le manovre rianimatorie applicate dei sanitari del Suem. Insieme alla moglie ha lasciato anche un figlio di 14 anni, oltre a due fratelli e due sorelle. L’autopsia sarà fondamentale per stabilire le cause e le eventuali responsabilità del decesso, se cioè sia stato dovuto a complicazioni legate alle lesioni riportate nell’incidente, se siano state commesse omissioni dai sanitari che hanno avuto in cura il ciclista o se si sia trattato di un evento indipendente. ––
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