La visione di Giordani: «Serenità e dialogo al posto dell’odio»
«Nessun atto per ottenere voti, resterò solo una legislatura. Pari dignità a Lorenzoni, senza di lui non avremmo vinto»

MALFITANO - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - GIORDANI E LORENZONI A PALAZZO MORONI
Sergio Giordani: chi è il sindaco che ha "liberato" Padova
PADOVA. Sindaco Giordani, come ha dormito l’altra notte?
«Benissimo, come un bimbo. Mi sono svegliato alle 8.30 mentre nei giorni scorsi mi alzavo alle 4. Vuol dire che sono tornato alla normalità. Oggi sono realmente sereno».
Le prime sensazioni da sindaco?
«Mi sembra una cosa strana. Devo ancora entrare in questo ruolo».
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Lo confessi, lei alla fine ha sempre creduto che avrebbe vinto.
«Sì, è vero. E sinceramente pensavo di avere una differenza maggiore di voti rispetto a Bitonci».
Bitonci è un osso duro.
«È politicamente molto astuto, anche perché negli ultimi giorni ha impostato una campagna elettorale infarcita di odio e di bugie. Evidentemente però i padovani capiscono i limiti di questa propaganda. Noi non abbiamo mai risposto».
Crede ci sia qualcosa che ha fatto la differenza?
«Padova ha capito che io e Arturo Lorenzoni siamo due civici che hanno voglia di fare qualcosa per Padova, senza altre motivazioni dietro. Siamo riusciti a aggregare tutte le forze sane di questa città per cambiare pagina e iniziare un’amministrazione nuova, che non litiga».
Il bello viene adesso.
«Non sarà facile perché entrambi non abbiamo esperienza. Ma possiamo contare sull’appoggio di tantissimi amici e su molti talenti della città».
Capitolo ospedale, adesso andrà da Zaia a spiegargli il vostro progetto?
«Sì, l’ho detto chiaramente: noi non cambiamo idea. La nostra non era una mossa elettorale. Ci confronteremo con la Regione e l’università. In tre mesi prenderemo una decisione. E l’ospedale nuovo sarà pronto in dieci anni, forse anche qualcosa in meno».
E se Zaia si “impuntasse” su Padova Est?
«Non ci credo. Per prima cosa perché non c’è il terreno: ci sono solo i 200 mila metri quadri di area comunale. E secondo perché la Regione si assumerebbe una grossa responsabilità sulla spesa. Abbiamo un progetto chiaro che costa mezzo miliardo in meno rispetto a Padova Est. Zaia è una persona intelligente e riflessiva. Sentiremo i tecnici e poi decideremo assieme».
Ma ha già parlato con Zaia?
«Non ancora. Ho duecento chiamate non risposte, potrebbe anche avermi chiamato ma non sono riuscito a rispondere in queste ore. Lo sentirò con calma nei prossimi giorni».
E Bitonci l’ha chiamata?
«Non mi pare, ma davvero non sono riuscito a guardare tutte le chiamate né a leggere tutti i messaggi».
Che tempi prevede per la formazione della giunta?
«È presto per parlarne».
Ha detto che darà pari dignità ai “lorenzoniani”.
«Mi sembra corretto, hanno preso il 6% di voti in meno ma sono stati fondamentali per vincere. Io senza Coalizione non vincevo. Dobbiamo essere pragmatici».
Padova in queste ore diventa un esempio nazionale, perché qui il centrosinistra ha vinto. Che ne pensa?
«Qui in realtà ha perso il populismo. È un grande risultato perché il populismo paga sempre. È facile contestare, è facile dire che non si vogliono immigrati. Ma i problemi vanno gestiti. Non è possibile ingannare la gente con gli slogan per così tanto tempo».
Come gestirete i problemi insieme lei e Lorenzoni?
«Con intelligenza e buon senso. Vedrete, in cinque anni cambieremo la città. E lo dico chiaramente: resto solo cinque anni, non farò nulla pensando di dovermi garantire la rielezione».
Il primo atto da sindaco?
«Ne ho diversi in mente. Ma per prima cosa voglio ritornare a rapporti istituzionali sereni e non litigiosi: andrò a incontrare rettore, prefetto, questore e forze dell’ordine».
Cercherà un nuovo comandante della polizia locale?
«Presumo di sì».
E toglierà le ordinanze di chiusura anticipata dei kebab in stazione?
«Credo di sì, è dimostrato che non servono a nulla. Terrò solo il divieto di ingresso in municipio per i giornalisti (ride, ndr). Sto scherzando: tutti potranno entrare in Comune».
E il criterio di anzianità nelle graduatorie delle case popolari?
«Devo studiarne bene il funzionamento. Ci ragionerò assieme alla mia coalizione».
Cosa si sente di dire ai 45 mila elettori che hanno votato Bitonci?
«Noi non facciamo differenze. Non mi interessa chi mi ha votato e chi no. Da adesso sono il sindaco di tutti i padovani. Mi auguro che l’opposizione però sia seria e concreta. Ora basta con le balle, che non hanno pagato. La campagna elettorale è finita. Ora fateci lavorare».
Argomenti:elezioni 2017
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