L’antica Selvazzano sorta dove il fiume dona con più forza la sua protezione

Origine romana del nome, legato al dio Giano o a un colono Ma le radici sono più antiche, risalgono all’età del bronzo
BELLUCO-FOTOPIRAN-SELVAZZANO-VILLA MONTECCHIA
BELLUCO-FOTOPIRAN-SELVAZZANO-VILLA MONTECCHIA

francesco jori

Potrà anche essere stata la selva di Giano, intitolata a una delle divinità più ambigue del pantheon dell’antica Roma (Giano bifronte). O potrà dipendere da un ruolo sociale di particolare prestigio rivestito da tale Salvitius, uno dei tanti assegnatari di fondi privilegiati dall’Urbe come ricompensa per i servizi prestati in guerra. Da qualsiasi delle due ipotesi derivi il proprio nome, di sicuro c’è che Selvazzano ha una marcata impronta acquisita due millenni fa, come d’altra parte testimoniato dai tantissimi reperti raccolti: lapidi sepolcrali, lucerne fittili, anfore, suppellettili di ogni tipo, e perfino i resti di un acquedotto. Ma è altrettanto sicuro che le sue radici risalgono molto più indietro nel tempo, quanto meno all’età del bronzo, soprattutto per le caratteristiche fisiche del luogo, favorevoli all’insediamento umano: a partire dall’andamento tortuoso del Bacchiglione, una delle cui anse ha offerto a suo tempo la base a una popolazione primitiva per mettervi radici; anche questo un aspetto testimoniato dal singolare nome per esteso del comune, Selvazzano Dentro, “intra flumen”, dentro una protezione naturale del fiume.

Ci sono tracce evidenti che documentano la presenza di un nucleo paleoveneto con la sua economia, i suoi riti, i suoi traffici con gli importanti insediamenti di Este, di Padova e soprattutto di Vicenza, agevolati dalla presenza proprio del fiume che consente una forma di trasporto: è certo che il Bacchiglione costituiva un’agevole infrastruttura di raccordo tra i non pochi villaggi dell’epoca sorti lungo le sue sponde.

due vie romane

Una presenza costante nei secoli, dunque, ma chiaramente divenuta significativa solo ai tempi dell’antica Roma, grazie anche alla realizzazione di due importanti assi stradali che interessano il territorio di Selvazzano: la via Pelosa, dal centro di Padova a Vicenza; e la strada Montanara, da Padova ai Colli Euganei; senza contare la vicinanza delle terme di Abano, già all’epoca sfruttate intensamente dall’establishment della capitale e di Patavium-Padova, ma non soltanto. Certo, il Bacchiglione non rappresenta solo un’opportunità ma anche un rischio, considerando il suo andamento e le sue piene; ma Roma dispone di ingegneri all’altezza: così vengono realizzati percorsi stradali sopraelevati rispetto al piano-campagna, che renderanno relativamente agevoli i collegamenti anche nei cosiddetti “secoli bui”, quando il disfacimento dell’impero romano e le invasioni barbariche a ondate trasformano la stragrande maggioranza del Padovano in una sorta di terra di nessuno.

le piroghe affondate

Selvazzano comunque riesce a rimanere a galla, e non solo in senso figurato, come testimonia il ritrovamento nel 1972, nel letto del fiume, di due piroghe oggi esposte al museo del Bacchiglione allestito nel castello di San Martino a Cervarese Santa Croce: in un primo tempo erano state attribuite agli insediamenti paleoveneti, ricerche successive si sono orientate a datarle attorno all’ottavo secolo dopo Cristo. Sono comunque la dimostrazione che la popolazione locale mantiene una propria vitalità. La rinascita istituzionale e demografica di buona parte del territorio padovano a cavallo tra l’XI e il XII secolo, segna anche per il paese un momento di ripartenza: nuovi insediamenti si sviluppano lungo il fiume, a Tencarola, e a ridosso dei due citati assi viari (Caselle sulla Pelosa e Feriole sulla Montanara); nel complesso comincia a svilupparsi una mezza dozzina di piccoli centri rurali, che nel 1810 verranno riunificati con decreto dell’allora vicerè d’Italia Eugenio Napoleone, creando l’odierno comune di Selvazzano.

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