L’impiegata e la casalinga, prostitute per pagare il mutuo

I carabinieri hanno sequestrato un appartamento a Villatora di Saonara: era diventato casa di appuntamenti. Dalla cassa integrazione a guadagni fino a 12mila euro al mese

SAONARA. A volte il confine tra il bene e il male può essere molto sottile, quasi come quello tra una vita normale e una che invece nessuno si aspetta.

«Mutuo e 7 prestiti ecco perché mi prostituivo»
Una foto che la donna pubblicava negli annunci on-line

Ci sono le difficoltà dell’esistenza, le tentazioni e le scorciatoie che tutti i giorni il destino mette davanti. Così una madre di famiglia può diventare altro e una casalinga può decidere di dare sfogo al suo lato oscuro. È un groviglio di umanità in bilico quello che hanno scoperto i carabinieri di Legnaro dentro a un piccolo appartamento in una palazzina in cui gli uffici hanno la prevalenza. C’era l’imprenditore che allestiva case a luci rosse e c’erano le donne che lì dentro facevano affari d’oro. Una è una quarantenne madre di due figli, spostata, formalmente impiegata in cassa integrazione, l’altra è una coetanea casalinga. Entrambe italiane, vite irreprensibili.



Eppure fissavano appuntamenti con uomini sconosciuti, soddisfavano i loro desideri, concedevano i loro corpi e incassavano denaro. L’impiegata della Bassa padovana riceveva durante le pause tra un turno e l’altro di lavoro. «L’ho fatto per pagare il mutuo» dirà alla fine di una giornata difficile, in cui sono emersi tutti i segreti che celava quell’appartamentino di Villatora di Saonara in via Vivai. Le necessità era stile di vita ormai da un anno. Riceveva tre o quattro clienti al giorno per cinque giorni lavorativi. Incassava tra i 10 e i 12 mila euro al mese. Ne pagava 2 mila per l’uso dell’alloggio. Alloggio che veniva tenuto come un gioiello da un imprenditore di Albignasego, attento a cambiare la biancheria, a tenere tutto pulito e accorto nell’allestire anche un angolo bar per i clienti. Nell’alcova, chiaramente attrezzata con oggetti per tutti i gusti, si prostituiva anche una casalinga della zona. Gli investigatori del maresciallo Giovanni Soldano hanno scoperto che, a differenza dell’altra, questa versava una quota giornaliera: 120 euro per avere il diritto a usufruire del midi.

Impiegata in cassa integrazione, si dà alla prostituzione


Così nel giro di un anno si era creato un certo andirivieni. Non a tutte le ore del giorno e della notte, come si dice sempre in questi casi. Le due donne ricevevano principalmente in orari diurni, o comunque mai dopo le 20. Il flusso però era continuo. E in un palazzo interamente frequentato da gente che lavora negli uffici, si nota subito chi invece è estraneo. Gli accertamenti dei carabinieri di Piove di Sacco, con la regia del capitano Enrico Zampolli, partono proprio da una segnalazione di questo tipo. Certo, Saonara ultimamente è un paese “sorvegliato speciale” da questo punto di vista. Tre case di appuntamenti scoperte in pochi mesi hanno fatto alzare l’asticella dell’attenzione intorno a questo fenomeno. Come sempre accade quando i carabinieri vogliono entrare nel mondo del sesso a pagamento “indoor”, tutto ha inizio con gli appostamenti. Dopo due o tre giorni i militari in borghese seduti a parlare dentro un’anonima utilitaria hanno visto entrare un uomo sulla cinquantina nel primo pomeriggio. L’hanno seguito dopo qualche minuto, hanno suonato il campanello e sono entrati scoprendo che tutto era pronto per l’ennesimo dopo pranzo trasgressivo. Da lì a ricostruire tutti i protagonisti della storia il passo è stato breve. Così come denunciare per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione l’imprenditore di Albignasego che gestiva l’appartamento. Percepire 2 mila euro al mese sui guadagni di una prostituta, per la legge, si configura come sfruttamento. Così come pulire le lenzuola, cambiare gli asciugamani, rifornire di continuo il frigorifero con birre e bevande fresche. «Molti clienti hanno detto che si trovavano a loro agio, che andavano lì anche perché si rilassavano, senza dove fare tutto con il cronometro in mano» raccontano gli investigatori che, una volta scoperchiato il vaso di Pandora, hanno interrogato tutti. (e.fer.)

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