L'inceneritore, riemerge il film fantasma
Girato nella Padova degli anni '80, anticipa temi attuali, ma è quasi un documentario

Solo i moderni possono diventare sorpassati, affermava Wilde. In Italia poi è la regola. Prendiamo ad esempio L'inceneritore, film del padovano Pier Francesco Boscaro Degli Ambrosi - assistente di Federico Fellini. Il contenuto del film e le vicende che ne ostacolarono l'uscita s'inscrivono, come spesso accade, nella difficoltà del capire «qui e ora» un messaggio che fu, ed è, fortemente anticipatore. Correva l'anno 1982 e un'intera città si fermò per ospitare le riprese del film prodotto dal coraggioso Bruno Sanguin che, nonostante il tempo trascorso, continua a perorare «la prima fiaba di Francesco», come l'autore stesso esplicita dopo i titoli di testa. Padova fu teatro di riprese immaginifiche, surreali e apocalittiche (e che oggi purtroppo potremmo definire «storiche», non fosse per l'uso «equivoco» che ne fece il regista): la Basilica del Santo trasformata in un night per trans, Piazza Garibaldi invasa da una mietitrebbia che falcia cadaveri insanguinati, Prato della Valle scenario di un efferato omicidio, l'inceneritore di Camin - che dà il titolo al lungometraggio - luogo «malsano» da cui si dipana una singolare epidemia. Ma se una città intera si fermò per ospitare le riprese di questo film - quasi 500 le comparse reclutate tra i padovani - il regista e il produttore dovettero inscenare la presa del Colosseo nella speranza di poterlo distribuire. Il film, infatti, girato nell'82, fu portato a Venezia nell'84 dove ricevette il plauso di pubblico e critica. Non quello del regista che, esautorato dalla troupe ammutinata, era stato costretto a rinunciare al montaggio originale. Così nel 1985 il film fu smontato e rimontato secondo le direttive del regista: «E a quel punto - racconta Boscaro - di soldi per distribuirlo non ce n'erano più». Soldi: 150 milioni ricevuti da finanziamenti statali (in base all'articolo 28) e gli altri, per un totale di 3 miliardi, finanziati dal produttore: «Lo Stato mette dei soldi che poi non recupera - racconta Sanguin - ci hanno dato il finanziamento ma poi nessuno ci ha aiutato: con la distribuzione quei milioni sarebbero potuti rientrare». E non è un ragionamento sbagliato. Le case di produzione si offrono di distribuirlo a patto che il film venga ceduto gratuitamente e senza assumersi l'onere di una adeguata promozione. Sanguin e Boscaro rifiutano e vanno a Roma. Correva ormai l'anno 1989 e i due salirono sulla cima del Colosseo. Sanguin scende per incontrare il Ministro alla Cultura, Boscaro detta condizioni: scendo quando arriva la Rai e solo se la notizia passa al Tg nazionale. Così fu fatto, ma le altre promesse ricevute -la distribuzione a cura dell'Istituto Luce- saranno disattese. Poi un lungo silenzio, fino a quando regista e produttore rientrano rocambolescamente in possesso del girato e ora cercano disperatamente di distribuire il film, che vanta artisti del calibro di Flavio Bucci e Ida Di Benedetto. Un film oggi più che mai attuale - e non solo per l'ammicco ecologista o per il rimando all'emergenza rifiuti che drammaticamente vive oggi Napoli. Un film che ricorda stilisticamente e contenutisticamente i più recenti lavori di Michael Haneke (Il tempo dei lupi), nel quale si respira la grande scuola di Dario Argento, con uno sguardo rivolto anche all'Arancia Kubrickiana. La trama, brevemente: in una città sulla quale troneggia un gigantesco inceneritore si compiono misteriosi delitti. I corpi delle vittime non vengono ritrovati, al loro posto un ninnolo: le famose tre scimmiette custodi della tomba dello Shogun Tokugawa costrette a non parlare, non sentire e a non vedere il male. Un'escalation di sangue e violenza per scoprire - con una allure da Condominio ballardiano - che l'assassino non è uno ma l'umanità intera. L'inceneritore è il diffusore della violenza. Dall'inceneritore si propaga un'epidemia che contagia e trasforma ogni persona in omicida, destinando l'umanità all'autodistruzione. Un film che in Francia sarebbe osannato e che in Italia non è mai uscito.
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