Muratore disperato per la crisi si spara davanti al cimitero

ANGUILLARA. Il lavoro che ormai non c'era più e la pensione ancora troppo lontana erano diventati un'ossessione per l'ex muratore sessantaduenne che ieri mattina si è tolto la vita davanti all'ingresso del cimitero di Borgoforte. Un gesto che ha sconvolto la piccola frazione in riva all'Adige, dove tutti si conoscono.
Ernesto Gozzo, per tutti “Toni”, padre di quattro figlie e per decenni muratore in proprio, ha preso la sua decisione ieri poco prima delle otto, quando è salito in auto imbracciando il suo fucile, un Flobert con la canna mozza. Ha percorso le poche centinaia di metri che lo separavano da casa al parcheggio del cimitero. Qui ha parcheggiato la sua Volkswagen Polo e si è puntato il fucile contro.

La moglie che lo aveva visto uscire di casa con l'arma in mano aveva dato subito l'allarme e lei stessa è salita in bicicletta per capire dove fosse andato. Un vicino invece era passato al bar della frazione, dove Gozzo era di casa. È stato lo stesso barista, Gaetano Tomiato, a dirigersi al cimitero insieme al vicino di casa e a fare la terribile scoperta. L'ex muratore ormai era senza vita con il fucile accanto. Subito i testimoni hanno dato l'allarme e, mentre una pattuglia dei carabinieri di Bagnoli raggiungeva il cimitero, la notizia si è sparsa velocemente.

Gozzo non ha lasciato alcun biglietto, ma tanti conoscevano il disagio che lo tormentava negli ultimi anni, da quando aveva chiuso l'attività a causa della crisi dell'edilizia. Un'ansia che era cresciuta nel tempo fino a toglierli ogni speranza nel futuro. A nulla era valso il sostegno, anche materiale, delle quattro figlie e della moglie Fiorella, alla quale era molto unito.
«Era ancora troppo giovane per andare in pensione» racconta commossa la figlia Sonia «per effetto della riforma Fornero avrebbe dovuto aspettare i 67 anni. Per lui era un'umiliazione perché ormai da quattro anni il lavoro non c'era più ed era stato costretto a chiudere l'attività. È una vittima della crisi. Troppe le tasse da pagare e le spese da sostenere a fronte di guadagni sempre più magri. Continuava a fare qualche lavoretto ma non era più la stessa cosa. Per lui il lavoro era la vita, rimasto senza lavoro non aveva più senso vivere. Quando arrivava qualcosa da pagare subito si demoralizzava. Avrebbe voluto cavarsela da solo invece da qualche tempo mia mamma, che aveva sempre fatto la casalinga, si era trovata un lavoro. Ha fatto molti sacrifici per la nostra famiglia, ci mancherà molto, lo vogliamo ricordare con il suo sorriso, come un papà straordinario, un creativo, un intrattenitore, un cuoco fantastico, dotato di senso dell'umorismo, grande amante dell'arte di Totò».
Calabrese di origine, trapiantato a Borgoforte da quarant'anni, Gozzo era stimato dai compaesani. «Antonio era un altruista e un generoso, però si vedeva che stava male in questo periodo» racconta l'amico barista Gaetano «e mi spiace non essere riuscito a fermarlo in tempo. Purtroppo questa crisi lo ha ucciso. Ora con gli amici del bar stiamo organizzando una colletta in vista del suo funerale».
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