Negozi chiusi, via Garibaldi si spopola

Anche la vetrina di Benetton si è spenta dopo tante altre, è scomparso il commercio fisso di alimentari in centro



Un colpo al cuore dopo l’altro: una quarantina di passi, sotto i portici di via Garibaldi, giusto dentro Porta Padova, e le vetrine di colori e bellezza lasciano il posto a cartelli che raccontano di chiusure, trasferimenti, addii. Non ci sono prodotti, decorazioni, suggestioni, ma carte che coprono, grigi teli di nylon.

Che sta succedendo? Affitti troppo cari? La crisi che non è mai passata? I centri commerciali che con i bassi costi si prendono tanti consumatori, con buona pace della qualità e della poesia di un acquisto all’ombra delle storiche mura? O il grande cattivo è l’uomo più ricco del mondo, quel Jeff Bezos che con Amazon svuota i negozi e attraverso la rivoluzione digitale riempie le sue tasche, intercettando la domanda di tutto e subito?

A Cittadella si intrecciano questi pensieri: i bar continuano ad andare forte, si beve e si fa festa, ma qualcosa si è inceppato per il commercio. E così la lista degli abbandoni si allunga: un negozio di abbigliamento ha chiuso i battenti da mesi, anche se ora è annunciato il sostituto, un franchising di John Ashfield; Benetton ha detto basta sotto Natale, del marchio United Colors ora resta in centro solo il negozio per bambini; Swarovski ha affisso una comunicazione per i clienti, l’appuntamento per tutti è alle Torri, vicino alla rotonda di Borgo Bassano, dove di sicuro i metri quadrati sono meno onerosi.

Tra le serrande che si sono abbassate più dolorosamente, a novembre c’è stata quella degli ex alimentari Andreatta: alla fine degli anni 80 erano circa 35 le famiglie che gestivano alimentari tra il centro storico e i borghi, con il loro profumo fatto di prossimità, di conoscenza, di relazioni, la bellezza dei negozi di vicinato. La grande distribuzione si è portata via fin troppo: Andreatta ha passato tutto a Sisa nel 2005, poi lo stato fallimentare nel 2016, e il seguito non ha avuto la fortuna sperata, il 17 novembre sono scorsi i titoli di coda.

«I problemi ci sono e sono tanti»: non usa giri di parole il sindaco Luca Pierobon. Che svolge un’analisi schietta e, allo stesso tempo, abbozza una linea: «Credere di più in Cittadella». Quali sono i punti dolenti? Secondo il primo cittadino il nodo degli affitti troppo cari c’è, eccome: «In alcuni casi sfiorano quelli di una metropoli come Milano, così diventa tutto più difficile. E poi i nostri negozianti devono fare i conti con la concorrenza dei centri commerciali, ed è una concorrenza spietata, e con il mercato di internet, che è in continua espansione».

Sul fronte delle risposte, Pierobon parte dal livello legislativo: «È stata introdotta una novità interessante: non solo i proprietari delle case in affitto ma anche quelli di negozi e locali commerciali possono beneficiare della cedolare secca». E questo consente – fatti salvi alcuni requisiti – la tassazione fissa del 21% anziché quella ordinaria Irpef; l’obiettivo è ovviamente che meno tasse diventino affitti più sostenibili per i negozianti. Il sindaco prova a dare la scossa: «Tutti i negozianti devono credere di più in Cittadella, alcuni con il Comune cercano di trovare soluzioni, altri sono indifferenti. È necessario far crescere la collaborazione tra tutti gli attori, fare sistema per crescere insieme, istituzioni, proprietari dei muri e operatori del commercio». —

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