«Non hanno senso 5 ambiti» Rossi Luciani vuole l’unione

Mario Ravagnan (Venetocentro) «Una fusione ci permetterà  di essere più efficienti e agili Le integrazioni gioveranno alla competitività del territorio»

PADOVA. «Non ha senso la presenza di 5 territoriali in una regione che tutta insieme è ben più piccola della gran parte delle altre città industriali del mondo». A dirlo Luigi Rossi Luciani presidente di Carel Industries e già presidente di Confindustria Padova (tra il 1998 e il 2002) e Confindustria Veneto (tra 2000 e 2005). «Il Veneto intero fa 4,9 milioni di abitanti» continua Rossi Luciani «la sola area metropolitana di Milano ne fa 3,2. Questo senza guardare alle grandi metropoli mondiali, poli industriali, dei servizi e dell’innovazione le cui dimensioni sono ben più vaste di quelle del Veneto intero. Pensare che la nostra rappresentanza industriale, esigua per quanto agguerrita sui mercato globali, si divida in province da meno 900 mila abitanti ciascuna non può che indebolire un territorio che deve poter ragionare in una chiave di sistema. In questo senso una fusione che apra anche a Venezia e Rovigo, oltre che a Padova e Treviso, non può che rafforzare un tessuto industriale che è un tutt’uno da Cittadella a Chioggia, da Castelfranco a Rovigo. L’unico rammarico è di non essere riuscito io stesso a dare corpo a suo tempo ad un progetto necessario per lo sviluppo di un territorio a cui non interessano i confini provinciali ma le infrastrutture che lo rendano più coeso ed efficiente».

percorso strategico

A fargli eco il vicepresidente di Assindustria Venetocentro Mario Ravagnan. «Siamo nel pieno di un percorso strategico per il nostro futuro» ha detto Ravangnan «in grado di creare un’unica struttura dove fino ad oggi ce ne sono state due. Una fusione che ci permetterà di superare sovrapposizioni e iperstrutturazioni, rendendo Assindustria Venetocentro più efficiente e agile. Ampliare ulteriormente questo percorso a Venezia e Rovigo è altrettanto sensato, considerato che l’area industriale di riferimento è un unicum organico già nei fatti. Le integrazioni sono percorsi lunghi e delicati e questo primo ottimo passo verso una struttura ancora più ampia non può che giovare alla competitività del territorio». E tuttavia nell’entusiasmo generale alcune piccole sacche di perplessità rimangono tra gli imprenditori padovani, anche se le motivazioni sono differenti. Per certuni, insoddisfatti di una fusione tra Padova e Treviso che rischierebbe di fare perdere centralità a Padova in favore di una struttura sempre più trevisocentrica, l’ingresso di Venezia e Rovigo potrebbe rappresentare un’opportunità per modificare i pesi tra le territoriali. Altri invece vedono con diffidenza una Confindustria lagunare dove sono rappresentante alcune grandi imprese pubblico-private, come Enel, Fincantieri. Per questi una Confindustria del Veneto centro-orientale aprirebbe le porte dell’associazione a logiche di ordine politico e istituzionale lontane dall’approccio degli imprenditori di Padova e Treviso. —

Riccardo Sandre

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