«Nostro figlio autistico discriminato all’Ikea»

PADOVA. La classica giornata di shopping in famiglia che diviene sinonimo di rabbia e difficoltà, sotto più punti di vista. Non ci sono code alle casse o problemi simili tra le motivazioni, ma quella che i protagonisti della vicenda definiscono «vera e propria discriminazione ai danni di un bambino autistico».
A denunciare l’episodio è una famiglia trevigiana che domenica, in compagnia dei propri figli di 8 e 5 anni, il secondogenito affetto da autismo, ha trascorso alcune ore allo Store Ikea di Padova. Al termine della giornata, infatti, i due bambini - accompagnati dai genitori - erano pronti a passare insieme qualche momento di divertimento nell’area giochi per bimbi “Smaland”, allestita al primo piano dell’Ikea. Qui, dopo alcuni minuti di attesa, la firma di un modulo da parte dei genitori - come prassi - per autorizzare i due figli ad entrare nell’area (interclusa agli adulti) e la spiegazione all’addetta, che monitorava gli accessi, dei problemi di autismo del piccolo. «L’area giochi era aperta ai bambini che avessere indossato calzini antiscivolo e mio figlio li indossava», spiega Andrea, genitore dei due bambini. «Una delle sue manie è però quella di toglierseli e pertanto ho fatto presente la cosa alla donna che presidiava l’accesso. Se li sarebbe potuti togliere come no, eppure la dipendente non ne ha voluto sapere: “Allora non entra, non mi interessa” è stata la sua risposta».
È seguito quindi il tentativo di dimostrare le difficoltà del bambino, anche attraverso le apposite documentazioni, ma niente da fare. «Ho poi provato a spiegare alla donna i problemi di nostro figlio, con la disponibilità a farle visionare i documenti che attestano la sua sindrome, però anche qui la risposta è stata negativa, così come alla richiesta di parlare con un eventuale suo superiore. Quando i nostri due bambini avevano già iniziato a piangere per l’accesso negato, perdi più di fronte a molta gente, dalla quale abbiamo ricevuto solidarietà, l’addetta ha anche stracciato le autorizzazioni che avevamo firmato, dicendoci che le avevamo fatto perdere tempo. Questa vicenda è assurda, ci è stata rovinata una giornata, specialmente ai nostri figli».
Perché una soluzione, secondo i genitori, poteva esserci. «In altre strutture per bambini che hanno delle regole, come aree giochi organizzate o piscine, dopo aver spiegato i problemi di nostro figlio ci viene fatta firmare una liberatoria in cui decliniamo i gestori da ogni responsabilità in caso di incidente o altro», prosegue Andrea. «Nostro figlio domenica all’Ikea è stato vittima di discriminazione: andremo a fondo della questione».
La famiglia, dopo aver messo per iscritto l’accaduto anche alla direzione dello Store Ikea di Padova e a Ikea Italia, supportata da una Onlus trevigiana che si dedica ai bambini autistici, è pronta infatti ad intraprendere le vie legali. «All’Ikea abbiamo chiesto libera identificazione della persona che era addetta all’area giochi, ma la cosa ci è stata negata per la legge sulla privacy da parte della direttrice già domenica», conclude il genitore. «Al momento da parte loro non abbiamo avuto alcun riscontro. Ora stiamo parlando con un paio di avvocati ma vogliamo approfondire la questione. Le famiglie con bambini con questa problematica si sentono troppo spesso chiudere le porte in faccia, è ora di dire basta alle discriminazioni».
Alessandro Bozzi Valenti
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