Agente penitenziario aggredito in carcere al Due Palazzi di Padova

Momenti di forte tensione sabato 15 novembre nella casa di reclusione Due Palazzi, dove un agente di polizia penitenziaria è stato aggredito da un detenuto che poco prima si era reso protagonista di un atto di autolesionismo

Alice Ferretti
Un corridoio del carcere di Padova
Un corridoio del carcere di Padova

Momenti di forte tensione sabato nella casa di reclusione Due Palazzi, dove un agente di polizia penitenziaria è stato aggredito da un detenuto straniero che poco prima si era reso protagonista di un atto di autolesionismo. L’episodio, denunciato dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), ha lasciato il sovrintendente in uno stato di ansia e preoccupazione poiché è stato raggiunto agli occhi da schizzi di sangue del detenuto.
Secondo la ricostruzione del segretario regionale Sappe del Triveneto, Giovanni Vona, «verso le 13 un detenuto originario dell’Est Europa si è autolesionato e, in un primo momento, ha rifiutato di essere curato». Solo grazie alla determinazione e all’esperienza di un sovrintendente è stato possibile convincere l’uomo a recarsi dal medico dell’istituto.

Tuttavia, durante il tragitto verso l’infermeria, «senza un apparente motivo, il ristretto ha sferrato un pugno al sovrintendente, per fortuna senza colpirlo in pieno viso». L’agente è stato però investito da schizzi di sangue sul volto e negli occhi, circostanza che lo costringerà a sottoporsi a profilassi preventiva per escludere il rischio di malattie trasmissibili.
Vona precisa che «il collega adesso sta bene ma deve sicuramente sottoporsi a tutta una serie di esami che comporterà una forma di isolamento affettivo con i propri familiari, oltre a dover subire gli effetti devastanti della terapia preventiva».

Amaro il commento finale: «Al Due Palazzi, dopo la stanza dell’amore, forse servirebbe anche la Rage Room, la stanza della rabbia, dove certi detenuti possono sfogare la violenza che li caratterizza».
Solidarietà agli agenti coinvolti arriva anche dal segretario generale del Sappe Donato Capece, che parla di «profonda delusione» di fronte al ripetersi di episodi così gravi. «Non è più sufficiente esprimere dispiacere: servono misure urgenti e concrete. Nelle carceri della Nazione si deve ristabilire il rispetto della legalità e delle regole del sistema penitenziario. Il personale è allo stremo, logorato da turni massacranti, carichi di lavoro insostenibili e da una burocrazia che continua a penalizzare gli operatori in uniforme».
Capece denuncia una violenza crescente e inarrestabile, alimentata da una parte della popolazione detenuta «che non rispetta più niente e nessuno». Per questo il Sappe torna a chiedere trasferimenti in istituti a regime più restrittivo e l’applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, per contenere comportamenti che mettono a rischio ordine e sicurezza, anche per possibili fenomeni di emulazione.
Sull’aggressione è intervenuto anche il sindacato Osapp, esprimendo «solidarietà e vicinanza al collega». L’Osapp parla di «ennesima aggressione» e denuncia «il fallimento di tutto il sistema nel fronteggiare detenuti problematici», sottolineando «la totale mancanza di misure atte ad evitare e scongiurare questi comportamenti».

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