Padova, la scuola per adulti cerca nuovi spazi in città: «Le nostre richieste ignorate»

La protesta del Cpia, il Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti. La docente Vian: «Dovevamo tornare all’Arcella ma siamo ancora alla De Amicis». Gli iscritti ai corso Aof hanno invece chiesto di tornare alla scuola media Petrarca

Felice Paduano
L'esterno della scuola De Amicis
L'esterno della scuola De Amicis

Con la crescita esponenziale degli immigrati in città, arrivata alla fine del 2024 alla media del 18%, chiaramente distribuita in modo non omogeneo su tutto il territorio comunale (il 34% nella sola Arcella), cresce anche la richiesta di spazi per l’istruzione degli adulti. In particolare per quelli che arrivano in Italia senza conoscere una parola d’italiano.

In base alla normativa nazionale vigente, spetta al Cpia (Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti), attualmente guidato dalla preside reggente Nadia Vidale, già dirigente titolare dell’istituto Ruzza, provvedere a organizzare anno dopo anno i corsi per la loro istruzione e formazione.

Sempre in base alla normativa nazional, che non è stata più rivista dagli anni ’70, ossia dagli anni in cui c’erano le 15 ore, è competenza del Cpia organizzare anche i corsi Aof( Ampliamento Offerta Formativa) per gli adulti italiani, che in genere sono pensionati e intendono continuare a crescere culturalmente nella terza età, e infine anche promuovere i corsi per i minori stranieri in condizioni di fragilità, tra cui quelli non accompagnati, che sono affidati ai Servizi Sociali del Comune.

Come è stato ribadito già l’anno scorso, gli addetti ai lavori sono tornati alla carica per reperire gli spazi che sono indispensabili per garantire in tutti i tre settori un’istruzione e una formazione adeguata. Attualmente solo al Cpia, che ha la sede all’interno dell’ex scuola primaria Edmondo De Amicis, in via Citolo da Perugia (dietro Viale Codalunga), gli iscritti sono 471.

Di questi 350 seguono i corsi di alfabetizzazione per apprendere innanzitutto bene la lingua italiana, mentre gli altri, alla fine dell’anno scolastico 2025-2026, dovranno fare gli esami per ottenere la licenza media. Titolo fondamentale anche per il permesso di soggiorno, per la cittadinanza italiana, per frequentare anche i corsi per diventare OSS (operatore socio-sanitario) nelle strutture ospedaliere e nelle case di riposo o per aprire un’attività commerciale.

«Due anni fa eravamo nella Casa di Quartiere in viale Arcella 23, ma ci hanno mandato via per ospitare le attività svolte da alcune associazioni», spiega la docente Francesca Vian.

«Siamo stati trasferiti per un anno all’interno della primaria Rodari, a Mortise, una sede scomoda che alla sera non è raggiungibile con i mezzi pubblici. Adesso facciamo scuola alla De Amicis. Va bene solo fino ad un certo punto. Per gli immigrati e in particolare per le donne la sede ideale resta la casa comunale di viale Arcella, nel quartiere dove abita la stragrande maggioranza degli immigrati in città. Abbiamo già tenuto varie manifestazioni di protesta per tornare all’Arcella, ma le istituzioni, Comune compreso, continuano a ignorare la nostra richiesta. Eppure, in base ai codici identificativi immobiliari del Mim, la nostra sede è ancora in viale Arcella 23».

Poche settimane fa gli iscritti ai corsi Aof (che prima del Covid erano 600) hanno tenuto un’assemblea. Da quando la sede principale è stata spostata all’interno della primaria Valeri, in via Monte Santo, gli iscritti, quasi tutti laureati e diplomati che vogliono continuare a studiare sia le materie umanistiche che quelle scientifiche, sono calati drasticamente perché anche questa è una sede scomoda e, strutturalmente, anche non funzionale.

Dopo l’assemblea hanno spedito una mail a tutte le istituzioni competenti, tra cui anche all’amministrazione comunale e all’Usl, in cui chiedono il ritorno nelle aule di cui potevano usufruire all’interno della media Francesco Petrarca, in via Concariola. Il ritorno in centro storico avrebbe già l’ok anche da parte della dirigente scolastica dell’Ic 1 Chiara Rigato.

Per quanto riguarda fragili e minori, dopo la sospensione, per mancanza di finanziamenti, del corso Ricomincio da Tre, riservato ai ragazzi tra i 15 e i 18 che hanno problemi di dispersione scolastica, oltre al recente appello dell’associazione culturale Proteo Fare Sapere, guidata dall’ex preside Antonio Giacobbi, è iniziata una raccolta di firme destinata ad accogliere centinaia di adesioni anche perché il corso ha un rapporto diretto anche con la gestione pubblica degli immigrati minori non accompagnati da parte dei Servizi Sociali del Comune.

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