Padova, un banco su 4 vende merce in stock: «Ormai siamo un mercato delle pulci»

La denuncia del presidente di categoria Tuis per Prato della Valle. Ma il fenomeno si sta allargando a piazza dei Signori

Mercato in Prato della Valle
Mercato in Prato della Valle

«Ormai sta diventando un mercatino delle pulci, qui è tutto come diciamo noi un “ruma ruma”» . È davvero amareggiato il presidente Ana di Confesercenti Padova Enzo Tuis, che di mese in mese nell’ultimo anno ha visto crescere con i colleghi in Prato della Valle, il fenomeno dei banchi a prezzo di stock, che da qualche tempo è arrivato anche in piazza dei Signori.

Su 190 banchi totali – 147 non alimentari, 27 di piante e fiori, 15 di frutta e verdura – in Prato della Valle oltre 51 sono le bancarelle che sostengono di avere rimanenze di magazzino, negozi o interi stock invenduti e i frequentatori, pensando all’affare, rimestano all’impazzata tutti prodotti. E mentre i negozi si svuotano per colpa della crisi, dell’e-commerce e dei gusti che cambiano in materia shopping, questi banchi la fanno da padrona “contagiando” quelli che restano. «Qui c’è gente che fa il mercato del sabato da generazioni e si è sempre rispettato un codice non scritto di decoro e disposizione della merce con cura e garbo, perché anche l’occhio, come si dice, vuole la sua parte» spiega Tuis che non ci sta insieme agli altri ambulanti, nel vedere il mercato di Prato della Valle abbruttirsi e perdere valore.

«Purtroppo, non c’è un regolamento come quelli esistenti in altri luoghi che imponga una modalità espositiva. Il risultato sono montagne di prodotti di ogni tipologia buttati alla rinfusa a prezzi irrisori. Certo le persone hanno meno soldi e cercano l’affare, ma al di là di rarissime occasioni di vere rimanenze di magazzino, siamo davanti a prodotti la cui provenienza è il “far east”. Purtroppo la gente è allettata dai prezzi e si convince di aver fatto acquisti con convenienza ma che tra l’altro» continua il presidente «sono privi di garanzie. Noi, quando vendiamo qualcosa, siamo sempre disponibili e casomai ci fossero dei problemi sostituiamo il prodotto».

La situazione dei banchi a prezzi di stock, sta dilagando a macchia d’olio, perché il ricambio generazionale è venuto meno: i giovani non sono interessati a diventare titolari di attività ancora remunerative, ma faticose.

«Questa rivoluzione verso il basso, sta accadendo perché i nostri ragazzi non vogliono diventare ambulanti ed è un vero peccato, perché con questo lavoro si vive bene avendo inoltre l’opportunità di fare un mestiere unico, a contatto con la gente che permette mobilità e location diverse rispetto al classico negozio. La nostra certamente non è una vita “comoda” ma credetemi, c’è ancora tanto spazio per chi volesse imparare la professione».

Venendo meno i giovani, la vendita di banchi e licenze ad ambulanti stranieri quando qualcuno va in pensione, sembra essere l’unica chance. I gestori di queste bancarelle strapiene di prodotti arrivano da Bangladesh, India o Sri Lanka. «Per colpa loro, anche noi abbiamo dovuto fare delle scelte che comportano l’appesantimento visivo dei nostri spazi espositivi: c’è più merce esposta di una volta, perché la gente si sta abituando al modello dei colleghi che propongono le rimanenze di magazzino». Portafogli che piangono, salari fermi e la speranza di fare l’affare del secolo sono il mix che sta cambiando il volto di uno dei mercati più belli e famosi in Veneto. —

 

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