Padova, ecco la scelta sulla nuova zona rossa: il Comune è per il no

La maggioranza di centrosinistra approva un documento di condanna presentato da coalizione civica. Il centrodestra: «sbagliato, è una misura che aumenta la sicurezza»

Alice Ferretti e Costanza Francesconi
I controlli della polizia in galleria San Carlo durante la zona rossa all’Arcella
I controlli della polizia in galleria San Carlo durante la zona rossa all’Arcella

 

È convocato per la mattina del 16 il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, chiamato a decidere sul futuro della zona rossa. La misura, che negli ultimi quattro mesi è stata in vigore all’Arcella, è formalmente scaduta il 15 settembre. Ora spetta a prefetto, questore, comandante dei carabinieri e della finanza, insieme al sindaco, analizzare i risultati e stabilire dove e come intervenire.

Difficile pensare che la decisione sarà presa senza tener conto delle dichiarazioni del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ospite al raduno dell’associazione nazionale Polizia di Stato ha chiarito il pensiero del governo: «Le zone rosse continueranno. Non sono altro che un modo per rafforzare la vigilanza e il controllo sul territorio, come auspicato dai cittadini».

Verso una nuova area

La conferma della misura dunque appare scontata. Resta però da capire dove sarà istituita la prossima zona rossa. È improbabile che sia nuovamente all’Arcella. Trattandosi di un provvedimento «contingibile e urgente», la legge prevede che debba rispondere a situazioni eccezionali e temporanee. Rinnovarla a distanza di quattro mesi nello stesso quartiere ne minerebbe il presupposto legale. A Napoli il Tar ha annullato per questo motivo la proroga delle zone rosse disposte dal prefetto.

Le ipotesi al vaglio sono diverse. Tra le più probabili c’è la zona della stazione ferroviaria, anche alla luce dei due recenti episodi di violenza sessuale. Un’altra possibilità è l’area tra corso del Popolo e piazza Garibaldi, in zona Kfc, dove si concentrano gruppi di ragazzi e spesso fenomeni di microcriminalità.

Infine, una terza opzione è la zona tra via Belzoni e Santa Sofia, dove si sono moltiplicate nelle ultime settimane le proteste dei residenti per presunti episodi di spaccio. Più difficile invece che la misura venga estesa a tutto il Portello. Qui le criticità riguardano più la movida, il rumore e il degrado urbano, che situazioni di pericolo legate alla sicurezza pubblica.

La mozione in consiglio comunale

Il tema ieri ha acceso il consiglio comunale dove è stata approvata (17 favorevoli e 4 contrari, con l’astensione del presidente Antonio Foresta) la mozione contro le zone rosse presentata dalle consigliere di Coalizione civica Marta Nalin e Chiara Gallani.

Nel testo, la richiesta al Comune di segnalare alle istituzioni competenti «contrarietà alla definizione della città di Padova come area di conflitto e alla conseguente istituzione di zone rosse, facendosi interprete delle reazioni negative della comunità». Tra i contrari la leghista Eleonora Mosco che accusa il testo di «visione ideologica e lontana dalla realtà», visto che «le zone rosse sono uno strumento importante per la sicurezza urbana. Consentono di restituire spazi pubblici ai cittadini onesti e di colpire le sacche di illegalità che mettono a rischio interi quartieri».

Come lei Luigi Tarzia (gruppo misto), per cui i detrattori devono «proporre alternative altrettanto incisive: limitarsi a dire no non risolve i problemi reali», e l’esponente di FdI Matteo Cavatton che attacca: «Nessuno stato di polizia, bensì un chirurgico controllo del territorio che ostacola efficacemente il proliferare di attività criminali e garantisce maggiore sicurezza e protezione ai consociati».

Dal dem Pietro Bean, tra i voti favorevoli, l’amarezza per le parole di Piantedosi, per «la volontà di rinnovarla a priori, senza consultare il sindaco e senza ascoltare i cittadini e la comunità». Ribadisce in queste ore il «no alla zona rossa» anche la consigliera regionale Elena Ostanel di Avs. 

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