Parla il papà di Domenico: «Né suicidio, né malore: qualcuno spieghi»

Il genitore non crede ai compagni di scuola del figlio: «Immaginare la scena di lui che precipita mi fa impazzire»
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - FUNERALE DI DOMENICO MAURANTONIO
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - FUNERALE DI DOMENICO MAURANTONIO

PADOVA. Signor Bruno Maurantonio, si è fatto un’idea di che cosa possa essere accaduto a suo figlio Domenico all’alba di domenica 10 maggio?

«Sono molto sincero nel risponderle. A parte le due ipotesi che escludo (suicidio e malore), qualsiasi altra ipotesi finisce con il dovere immaginare la scena della morte di mio figlio. Ed è un dolore straziante. Se io ogni volta faccio questo esercizio mentale, impazzisco. Per cui non mi interessa fare questa cosa, è difficile. Ma non abbiamo elementi per dire è più probabile questa o quell’altra ipotesi. In più, è doloroso. Ho smesso di farlo, altrimenti non riesco ad andare avanti. Quindi aspetto di vedere. Però mi lascia esterrefatto che qualcuno non abbia detto nulla».

Ho verificato di persona: dalle camere dell’hotel da Vinci si sente tutto quello che succede nel corridoio: le pareti sono leggere, di cartapesta.

«Ha verificato anche lei: non è possibile che nessuno abbia sentito nulla. Tutto il resto è possibile, quello che è impossibile è che nessuno abbia sentito nulla».

Liceale morto a Milano, lunedì sentiti i ragazzi della Quinta F
Domenico Maurantonio il giovane liceale padovano precipitato da un hotel, a Milano, durante un soggiorno in citt?? organizzato dalla scuola in occasione dell'Expo, Milano 10 maggio 2015 PROFILO FACEBOOK DI DOMENICO MAURANTONIO +++ ATTENZIONE LA FOTO NON PUO'ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA +++

Sul piano indagini ha qualche notizia?

«Non ho nulla di ufficiale. Quello che apprendiamo è stato pubblicato dalla stampa. Ma quanto scritto è risultato anche non preciso».

Lei ha espresso molti dubbi sulla ricostruzione di quella tragica notte all’hotel. E sui racconti dei ragazzi...

«Premesso che non so cosa è stato dichiarato agli inquirenti dalle persone interessate, la stampa ha riportato che nessuno ha visto, nessuno ha sentito, nessuno era presente. Da quello che si legge sulla stampa, ripeto, è così. Ho sempre detto: vabbè, non è possibile. Diciamo fortemente che questa versione non è credibile. Quello che io ho sempre sostenuto, è che qualcuno ci deve spiegare. Ci deve dare un’altra versione. Perché questa versione, sia vera o non sia vera, ripeto non è credibile».

Suo figlio era il più bravo non della classe ma forse dell’intero istituto “Nievo”. Ha mai fatto capire a voi genitori di essere bersaglio di qualche scherzo? Il più bravo può suscitare invidie. Ha mai avuto questa sensazione?

«No, non ho elementi. Che questi rapporti relazionali fossero stati conflittuali, potrebbe anche non avercene parlato. Però mi sembra strano... magari fa parte di quella sfera che non è indagabile da parte di un genitore al cento per cento. È un’età difficile. Io ho sempre avuto conferme sull’affidabilità di Domenico, perché un ragazzo non si tiene al guinzaglio. Credo che un buon genitore deve fare verifiche, ottenere delle risposte e allora dice: ok, mio figlio è un ragazzo con la testa a posto e mi posso fidare di lui. C’era fiducia tra noi, bastava uno sguardo per capirci. Poi gli lasciavamo tutto il suo spazio, cercavamo di non essere assolutamente oppressivi. Abbiamo condiviso cose importanti, tanti viaggi, vacanze. Quindi c’era modo di capire se questo fosse avvenuto. Magari, però, è un ragazzo che poteva cercare di risolvere da solo le sue cose... Come a scuola, per i compiti, non si è mai fatto aiutare dalla mamma, mia moglie è professoressa, (docente di Lettere al liceo scientifico Fermi in Prato della Valle) anche perché in quelle materie che lei insegna, lui era bravissimo... Voglio dire: resta un margine di dubbio che di questi rapporti, di queste relazioni, se fossero stati conflittuali, potrebbe non avercene mai parlato. Metto un margine di dubbio, ma mi sembrerebbe strano aver nascosto un tale disagio da parte sua. Bisognerebbe capire un attimo se da qualcun altro ci fosse... è un ipotesi: non scarto, ma non ho nessun elemento per sostenerlo».

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Ha qualche certezza in tutta questa storia?

«Scarto due ipotesi: primo, il suicidio perché tutti quelli che conoscevano Domenico hanno confermato che non ne aveva motivo. Secondo, scarto il malore. È impossibile cadere da quel punto».

Ho aperto quello finestra al quinto piano dell’hotel da Vinci: è impossibile cadere perché ci si sporge troppo.

«È la certezza che ho avuto fin da domenica 10 maggio quando la polizia, dopo gli accertamenti e i rilievi, mi ha consentito di raggiungere il quinto piano. Mi aspettavo che già dalla settimana successiva qualcosa sarebbe emerso. Invece, niente. E ciò mi ha lasciato stupefatto».

In casa vostra sono venuti in visita tre compagni di classe di Domenico...

«Si sono venuti, non so se fossero i compagni della stanza. Sono venuti tre amici che erano compagni di classe. Mi hanno espresso le loro condoglianze, aggiungendo che avevano detto tutto quello che potevano dire alla questura. Le normali condoglianze... Io non ho chiesto altro: in quel momento non ero in grado di sopportare quel colloquio. Poi abbiamo avuto anche una pressione notevole dalla stampa».

Sembra si tratti di una settimana decisiva e, comunque, c’è un notevole impegno da parte inquirenti...

«Abbiamo la massima fiducia negli investigatori perché mi hanno assicurato che il pubblico ministero Claudio Gittardi (che coordina l’inchiesta) e la Squadra mobile di Milano (guidata da Alessandro Giuliano) meritano la massima fiducia e hanno la massima competenza».

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