Pasticceria souvenir e unguenti battono le immagini sacre

Si chiama “pasticceria souvenir” ed è l’evoluzione del business del Santo ai tempi della crisi. Una tipologia di gadget che “tiene” combinando golosità&costi. Il più antico è il “dolce del Santo”...
Di Simonetta Zanetti
ZANETTI - GADGET SANTO
ZANETTI - GADGET SANTO

Si chiama “pasticceria souvenir” ed è l’evoluzione del business del Santo ai tempi della crisi. Una tipologia di gadget che “tiene” combinando golosità&costi. Il più antico è il “dolce del Santo” connubio di pan di spagna, pasta di mandorle, marmellata di albicocche e arance, che trova declinazione ora in una sfoglia più raffinata - rispetto al dolce più morbido che viene distribuito anche nei supermercati - ora in un impasto al cioccolato. Ce n’è per tutti i gusti e le tasche: si va dalla monoporzione a un euro, al dolce da sei o dieci euro a seconda della grandezza. «Lo chiedono soprattutto i giapponesi, oltre ai russi e i polacchi» racconta Fabio Zilio, della pasticceria al Santo che ogni anno produce 60 mila dolci di varie misure «mentre gli americani latitano e inglesi e irlandesi sono pressoché spariti». Tuttavia, proprio per restare in sella mercato, anche il settore si è evoluto differenziando l’offerta: ecco quindi che in vetrina spuntano i «mignon del Santo» (pasta sfoglia e amaretto a 8 euro), i «Nocini» e gli «Amarettoni» di Sant’Antonio» e le «palle di Gattamelata», praline singole (1,5 euro l’una) con nocciola, cioccolato al latte e liquirizia.

Nuovo mercato anche per l’«erboristeria del Santo», che si raggiunge dal chiostro della Basilica: qui vengono sviluppati e venduti unguenti prodotti nel monastero dei Frati conventuali minori del monastero di Olimje in Slovenia, noto per essere la seconda più antica farmacia d’Europa. Sulle mensole antiche trovano spazio un numero infinito di unguenti, decotti - come «I rimedi del pellegrino» - e olii essenziali dai prezzi più variabili, per curare dalla tosse all’eczema, magari sperando che la conoscenza possa avvalersi di un intervento prodigioso in più. «La gente viene in visita al Santo da tutto il mondo e poi continua a ordinare i prodotti su internet» rivelano. Nell’era del web, non stupisce quindi nemmeno trovare la chiavetta usb con immagini sacre (12 euro), oltre ai gadget più tradizionali, dal Santo nella palla di neve (3,5 euro) al ditale (2,5): «I fedeli in visita comprano per lo più pensierini» racconta Francesco, titolare del negozio di arte sacra «Il pellegrino» «ma capita anche che una comitiva di Città del Messico spenda mille euro per acquistare la stola per il proprio parroco». Quello su cui concordano tutti i commercianti della zona è la flessione delle vendite del 30-40% che fanno sembrare la festa del Santo una domenica qualunque. Resistono giusto i foulard (5 euro), assist estremo per le discinte dell’ultima ora che, diversamente, resterebbero fuori dalla Basilica e le eterne candele votive: da 0,60 a 30 euro l’una. Queste ultime restano sugli scaffali come le statue: «Gli stranieri ormai non si vedono più» sospira Stafania, un negozio di souvenir che affaccia sul sagrato «sono rimasti solo i padovani e i meridionali, ma più di 5 euro non spendono». Per questo si è fermata anche la produzione delle magliette di Sant’Antonio: la richiesta cozzava contro i costi, 10 euro. Di questi tempi troppi anche per il Santo.

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