Pedro e Gramigna insieme addio vecchia Autonomia

Che un cambiamento fosse in atto si sapeva ma che sarebbe stato così sostanziale, questo lo si è appreso solo venerdì mattina. Sono lontani i tempi di Pietro Despali e dell’Antifascismo militante. Sono lontani e ormai sepolti perché i movimenti antagonisti a Padova e nel Nordest hanno cambiato volto. La vecchia guardia è stata “rottamata”, tanto per utilizzare una delle parole preferite dal premier Matteo Renzi contro cui ora si scagliano.
A Padova sono cambiati nomi, volti e dinamiche. Sono stati rotti equilibri che duravano da oltre vent’anni. La galassia antagonista ora è formata da centro sociale Pedro, Bios Lab (collettivi studenteschi) e Gramigna. E questa è una novità perché tra Pedro e Gramigna non c’è mai stato grande feeling. Comunicativi e mediatici i primi, chiusi e ostili i secondi. Le due realtà hanno convissuto a lungo ma la piazza ce l’aveva “in mano” il Pedro, capace di stringere sporadiche alleanze con il collettivo di Scienze politiche quando si trattava di “mostrare i muscoli”. Da Luca Casarini a Max Gallob, per finire con quello che era l’astro nascente: Sebastian Kohlscheen. Nomi ed epoche diverse contraddistinta da un’unica regia: la vecchia Autonomia operaia padovana. Improvvisamente Gallob e Kohlscheen sono spariti dai cortei. Il cambiamento era in atto e la maggioranza ha deciso di prendere una direzione nuova. I centri sociali del Nordest hanno “sfiduciato” la vecchia regia, modellando il nuovo movimento antagonista. Pedro con collettivi universitari e Gramigna.
Alcuni ex brigatisti che ora collaborano con le forze dell’ordine hanno lanciato l’allarme sostenendo che questo, storicamente, è un periodo ottimo per i movimenti eversivi. C’è la crisi economica, manca il lavoro e il movimento operaio è in netta contrapposizione con il Partito democratico del Jobs act di Matteo Renzi. In questo contesto le principali città italiane si sono messe in rete per orchestrare il dissenso.
Venerdì ci sono stati 45 cortei in tutta Italia. D’improvviso, poco prima di mezzogiorno, tutti gli scontri. Quasi in simultanea. La circostanza è stata presa in esame dagli analisti del Viminale che stanno cercando di capire se c’è una regia occulta o se si è trattato di una mera coincidenza.
Il malcontento viene diffuso attraverso i social network e ancora una volta è l’hashtag #14N a veicolare i sentimenti di migliaia di giovani.
Nel serpentone che blocca la città ora ci sono gli operai dell’Adl Cobas, della Fiom, i sindacati autonomi, gli studenti, i precari, gli attivisti per i diritti civili e, appunto, gli esponenti dei centri sociali. In testa ai cortei adesso spiccano Enrico Zulian e Zeno Rocca. Hanno rottamato la vecchia guardia e ora ci mettono la faccia per questo nuovo corso del movimento battezzato “Padova città aperta”. e.ferro@mattinopadova.it
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