Piazzale Boschetti, due anni per la rinascita

PADOVA. Prato e cemento. Chiamarlo parco, neppure si potrebbe, perché non ne ha le dimensioni. Ma anche definirlo giardino, con quei trenta alberi scarsi e neppure un’aiuola, non sembra appropriato. Di certo c’è che l’ex piazzale Boschetti, quando rinascerà sotto altra forma, sarà intitolato a Tito Livio, come era stato deciso dall’amministrazione Bitonci. E che da maggio a settembre sarà un luogo molto caldo - dunque probabilmente poco popolato - perché qualche vela in alluminio difficilmente basterà a mitigare le temperature roventi delle ultime estati.

Rispetto a quello prodotto al tempo di Bitonci, poco è cambiato nel progetto che la giunta Giordani approverà entro la prossima settimana per poi mandarlo in appalto. L’assessore ai Lavori pubblici Andrea Micalizzi esibisce giustamente le «migliorie», ma i rendering a confronto mostrano due disegni molto simili. Peraltro l’architetto è sempre Lorenzo Attolico e il problema da cui si parte è lo stesso: c’è un’area ancora parzialmente inquinata - versamenti di gasolio prima, tutti gli scarichi delle corriere e del loro lavaggio negli anni successivi e infine un parcheggio, ancora operativo - che si vuol far diventare di pregio ambientale, ma salvaguardando la vista sulle mura cinquecentesche (anzi, valorizzandola, come si dice in questi casi) e rispettando gli argini del Piovego. Micalizzi si dice sicuro che l’operazione avrà successo, anzi ne avrà due, «perché daremo un’ulteriore spinta al recupero di tutto il comparto stazione-centro e magari riusciremo a far nascere un nuovo interesse per l’area Pp1, che al momento resta il grande problema».

Rispetto alla versione precedente, che risale a quasi due anni fa, sono state rimodellate le vele intorno alle palazzine (destinate al recupero ma con un progetto a parte), è stato aggiunto qualche albero ed è stata inserita una sfera d’acciaio-specchio, una scultura il cui acquisto però non è sicuro. E soprattutto si è raddoppiata la passeggiata in riva al fiume, mantenendo il sentiero sugli argini e aggiungendo il pontile per gli attracchi e per camminare a pelo d’acqua. «È un modo per riavvicinare la città all’acqua, dimensione che si è persa nel tempo», spiega l’architetto. «Ho dovuto affrontare più aspetti complessi», aggiunge Attolico, «legati soprattutto al fatto che è un’area inserita in un contesto urbano funzionante. Bisognava salvaguardare gli elementi storici e la vocazione del luogo e al tempo stesso renderlo fruibile, lasciando che si vedessero le mura e ripristinando le pendenze naturali verso il fiume».

Le vele richiamano l’elemento-portico, tipico della città. E una terrazza con scalinata offre un palcoscenico e al tempo stesso una vista privilegiata sulle mura, generando al piano terra uno spazio per iniziative temporanee. Il resto, come mostrano le simulazioni grafiche, è tutto prato, sentieri in cemento e panche. Fino al fiume, dove il pontile offre attracchi “flessibili” alle imbarcazioni, lasciando immaginare sviluppi su quel fronte. Una passerella su barche collega l’area ai Giardini dell’Arena, e dunque agli Scrovegni. Così un pezzo di verde si aggiunge al verde. E un pezzo di riqualificazione si aggiunge a quella già in corso tra viale Codalunga, piazza De Gasperi e la stessa via Trieste, per la quale non è tramontata l’ipotesi di una parziale pedonalizzazione. Costo dell’operazione, 2,3 milioni, soldi stanziati dal governo con il bando per le periferie. I lavori potrebbero partire tra un anno e concludersi per la tarda primavera del 2020. Se tutto va bene, all’inaugurazione farà già parecchio caldo.
c.cadoni@mattinopadova.it
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova