Piove di Sacco, sciopero alla Emerson per difendere 157 posti di lavoro / VIDEO

Dopo la delocalizzazione di due anni fa in Slovacchia, a Tognana si ripropone la crisi per l'azienda della multinazionale. Fiom, Fim e Uil: "L'azienda non ha rispettato il piano siglato nel 2009 davanti al prefetto, anche se l'anno scorso ci sono stati dieci milioni di utile netto"
PIOVE DI SACCO.
Sono di nuovo a rischio licenziamento i lavoratori della Emerson Network Power di Tognana: nonostante il piano industriale che la multinazionale aveva presentato due anni fa per scongiurare gli esuberi, lo spettro della perdita del lavoro si ripresenta oggi e interessa 157 dipendenti. Ieri il personale ha iniziato la protesta scioperando per l'intero pomeriggio e mantenendo un presidio davanti alla sede dell'azienda. Stamattina la protesta è arrivata in strada, con un presidio e la distribuzione di volantini alla cittadinanza.


Lo stato di agitazione è stato deciso dall'assemblea dei lavoratori in risposta all'esito delle trattative sulla ristrutturazione aziendale avviata dalla multinazionale americana per il sito produttivo piovese.


«Nel 2009 - ricordano i rappresentanti sindacali di Fiom, Fim e Uilm Antonio Silvestri, Luca Gazzabin e Marzio Giacomin - la direzione aveva comunicato la decisione di delocalizzare una parte importante della produzione in uno stabilimento in Slovacchia. Questo avrebbe comportato il licenziamento di 144 lavoratori a Tognana. Dopo la generosa lotta dei dipendenti e l'intervento delle forze politiche e istituzionali del territorio, si era arrivati a un accordo, ratificato dal prefetto di Padova, che prevedeva un piano industriale contenente interventi di rientro della produzione che combinati con la ripresa del mercato avrebbero generato alla fine della cassa integrazione biennale l'esubero di soli quattro lavoratori».


L'azienda però, denunciano i sindacalisti, «non ha rispettato il piano. Anzi, ha comunicato che è intenzionata ad aprire una nuova procedura di licenziamenti collettivi per 157 lavoratori. A fronte della nostra richiesta di utilizzare gli ammortizzatori sociali alternativi al licenziamento, come i contratti di solidarietà e la cassa integrazione, ci ha risposto che al licenziamento non c'è alternativa».


«Tutto ciò - sottolineano i rappresentanti di Fiom, Fim e Uilm - a fronte di un utile netto generato nel 2010 di dieci milioni di euro. Per questo i lavoratori hanno deciso di intraprendere un percorso di lotta». Ieri è scattato il primo sciopero, ma la protesta alla Emerson è destinata a durare.

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