Portello, era il re della fotografia: «Chiudo, vince l’iPhone»

PADOVA. «Vede, lei mi sta intervistando e sta scattando le foto con un iPhone. Si rende conto che il mio mondo è morto? Come posso io tenere aperta questa azienda?». Bruno Burloni, 69 anni, bellunese d’origine, è “il” grossista del materiale fotografico nel Nordest. Dal 1919, dalla nascita del primo negozio in via Cipro a Belluno, la famiglia è leader nel mercato all’ingrosso della fotografia. Nel 1947 Burloni è sbarcato a Padova: prima in via Chiesa, poi in piazza Mazzini e dal 1970 in via Portello 13. Ma dopo 94 anni di storia, dopo essere diventata concessionario ufficiale Kodak, l’azienda è stata messa in liquidazione. Tra fine marzo e metà aprile chiuderà i battenti per sempre e lo spazio di circa 700 metri quadrati rimarrà sfitto.
Bruno Burloni, come è giunto a questa triste decisione?
«Il nostro è un mercato in profonda trasformazione. Negli ultimi anni il fatturato si è ridotto del 40 per cento. Noi grossisti siamo schiacciati da internet e dalla grande distribuzione. Ormai chi deve comprare una macchina fotografica si affida al web o alle grandi catene».
Come è cambiato il mercato della fotografia?
«È finito un mondo. Sono scomparsi marchi come Agfa, Polaroid, Minolta che ora fa solo fotocopiatrici. Kodak sta chiudendo e Pentax è in grossa difficoltà. La fascia di mercato medio-bassa, quella dei fotografi dilettanti, ormai è monopolizzata dai telefonini. I negozi stessi dei fotografi chiudono i battenti. Ciò che dura, è la professione: quella vera, artigianale. Tanto per capirci, chi sa fotografare i matrimoni continua a farlo. Chi sa fare cataloghi pure. Ora come non mai conta l’abilità del fotografo».
È per questo che ha deciso di mollare?
«Noi abbiamo cercato di aggiornarci, di reggere all’urto dell’innovazione. Questa azienda è stata portata avanti da tre generazioni. Noi eravamo rivenditori ufficiali Kodak. Ma oramai questo settore non ha sbocchi, la carta sta scomparendo. Vedo colleghi imprenditori resistere fino all’ultimo, fino alla morte. Io ho deciso di uscire di scena prima, senza fare male a nessuno, né alle banche, né ai fornitori. In un certo senso ho deciso di uscire a testa alta, mi ritiro da campione ora che qualcuno ancora ricorda chi sono, chi siamo».
Quante persone rimarranno senza lavoro?
«Ho 6 dipendenti e 3 agenti sul territorio ma tutti hanno capito la situazione. Non è stato facile per me. La decisione l’ho presa in questi ultimi due mesi. Avevamo circa mille clienti in tutto il Triveneto, a Padova c’erano circa 15 negozi di fotografia. Ora il portafoglio clienti va sempre calando e in città ne sono rimasti due o tre. Il trend è inarrestabile e le nuove generazioni nemmeno sanno cos’è un rullino. Tutti scattano con l’iPhone perché ora la foto è quella».
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