Positivo muore in casa a 91 anni, lo strazio della famiglia Rizzo

PADOVA. Il Camposampierese piange un’altra vittima. È Ferdinando Trivellato, 86 anni, pensionato, risultato positivo al Coronavirus dopo il trasporto all’ospedale Pietro Cosma. Trivellato era già gravemente malato. «Papà era stato portato via in ambulanza martedì scorso per l’aggravarsi delle sue condizioni, soffriva di una grave patologia» dice il figlio Valter «all’ospedale di Camposampiero gli hanno fatto il tampone e subito trasferito a Schiavonia perché positivo. Non abbiamo più potuto vederlo né dargli un’ultima carezza ed è questo che ci fa più male».
La moglie di Ferdinando nulla sa della morte del coniuge. Da sabato è ricoverata anche lei, però a Padova perché faceva fatica respirare e le era salita la febbre. I figli, già provati dal lutto, adesso sono in grande apprensione per lei. Il virus sarebbe arrivato in casa da fuori: nei giorni precedenti alcuni famigliari avevano accusato qualche linea di febbre. Ora tutti gli 8 figli con le famiglie sono in quarantena. Ferdinando Trivellato abitava a Rustega ed era in pensione dopo 40 anni di lavoro alla Cartiera di Camposampiero. Pochi anni fa si era ammalato ed era stato curato amorevolmente da due dei figli infermieri che lavorano nelle case di riposo.
Purtroppo il male aveva progredito e il contagio da Covid ha pesato. La sua morte lascia nel dolore i figli Marisa, Silvana, Flavia, Lorenzo (titolare della Trivellato srl di Loreggia che si occupa di carta da macero), Maria, Valter (a. d. della Trivelcart di Loreggia che opera nella raccolta di carta, cartone e plastica destinata ad impianti di riciclaggio), Gabriele e Denis.
VILLA DEL CONTE
Si è spento ieri mattina nella sua casa, sapeva da neanche una settimana di essere positivo. Giovanni Rizzo aveva 91 anni, lascia la moglie Livia Zantomio, un matrimonio lungo 61 anni, ed il figlio Roberto. Che racconta: «Abbiamo trovato papà morto ieri poco prima delle 9, è passato nel sonno. Non aveva più la febbre e non gli è mai mancato respiro, un po’ di tosse tre-quattro volte al giorno». L’anziano aveva presentato dei sintomi un paio di settimane fa, il medico di base ha ritenuto opportuno procedere con il tampone e «dopo 7-8 giorni abbiamo avuto l’esito, era il primo aprile». Il figlio osserva che «circa 8-9 mesi fa il medico ci aveva detto che il cuore era molto affaticato, ma lui aveva una tempra forte». Per una vita Giovanni ha fatto il cuoco di matrimoni: «Il pranzo si faceva in casa», ricorda il figlio unico, che con la moglie vive con i genitori, «lui aveva tutto il necessario, piatti e bicchieri, faceva fronte a 200-220 coperti. Aveva un carattere un po’ severo e ha cercato di darmi tutto quello che poteva».
GALLIERA
Ha lottato tutta la vita, al Covid-19 ha dovuto cedere. Umberto Pontarolo aveva 79 anni, viveva a Galliera, lascia la moglie Lucia e le figlie Monica e Raffaella. Ha chiuso gli occhi per sempre ieri mattina all’ospedale di Schiavonia, dove era ricoverato dalla notte fra il 13 ed il 14 marzo. «Papà presentava una leggera febbre», spiega la figlia Monica, «e qualche problema respiratorio, quando è emersa la positività è stato trasferito a Schiavonia ed è stato trattato in terapia subintensiva; ha avuto complicazioni nell’ultima settimana, anche per la sua fragilità pregressa: soffriva di diabete, aveva affrontato un’operazione per un tumore due-tre anni fa». La tecnologia per ridurre un po’ la drammatica distanza: «Giovedì lo abbiamo salutato in videochiamata, gli infermieri girano con un tablet per chi non ha la possibilità di telefonare. Poi si è aggravato e non è stato più possibile contattarlo». Un uomo tenace: «Ha attraversato diverse traversie, venendone sempre fuori: è rimasto orfano a 4 anni, ultimo di 8 figli, ha contribuito allo sviluppo di una piccola azienda che si occupa di semirimorchi per il trasporto di bestiame, ha lavorato tanto, e poi amava ballare con mamma, ogni tanto andava al bar del paese dove giocava a carte, ma non sappiamo di altre persone positive».
DUE CARRARE
Si è spento nel primo pomeriggio di sabato scorso all’ospedale di Camposampiero, dov’era ricoverato da circa un mese e mezzo per la rottura di un femore, Ulderico Ruffato. Avrebbe compiuto 82 anni il prossimo 2 luglio, abitava in centro a Due Carrare. Lascia nello sconforto la moglie Mireille Rabiet e un nipote. Ruffato, oltre al problema al femore causato da una accidentale caduta avvenuta nella sua abitazione, lottava da tempo contro un tumore maligno. Negli ultimi mesi aveva subito un paio di interventi. Dopo il decesso i sanitari del nosocomio di Camposampiero lo hanno sottoposto al test del Covid-19 ed è risultato positivo. «Ulderico era una persona squisita sempre pronto ad aiutare gli altri nonostante il male che lo affliggeva da tempo, molto probabilmente il contagio è avvenuto durante il periodo del ricovero per il problema alla gamba», afferma il sindaco di Due Carrare, Davide Moro. «Era uno dei volontari più attivi dell’associazione “Nastro d’Argento”. Persona schiva, divideva il tempo tra l’assistenza alla moglie e il servizio a favore degli anziani e dei disabili». Vincenzo Toia, presidente dell’associazione “Nastro d’Argento”, nel ricordare il volontario si commuove. «Era un uomo che non amava apparire, non veniva mai alle feste, alle ricorrenze. Le riteneva tempo sprecato. Non mancava mai, invece, quando c’era da lavorare». —
Giusy Andreoli
silvia Bergamin
Gianni Biasetto
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