«Quando vengono da me mettono a nudo l’anima»

Paolo Buongiovanni, tatuatore padovano, ha studiato alle Belle Arti di Venezia «Da giovane facevo ritratti di strada, adesso li faccio sulla pelle dei clienti»

Ha studiato all’Accademia delle Belle Arti di Venezia, in gioventù si guadagnava da vivere facendo i ritratti di strada ai turisti e ora, a 43 anni, può dire di aver tatuato oltre 60 mila persone. Paolo Buongiovanni, in arte “Bongio”, titolare del Bongio Tattoo Studio di Maserà, è qualcosa di più di un semplice tatuatore. È un artista che ha deciso di lavorare su tele viventi.

«I clienti sono sempre più esigenti ma spesso totalmente privi di fantasia. Quindi si affidano totalmente alla mia interpretazione e a quello che sarà poi il taglio artistico del tatuaggio, riconoscendo così la capacità di andare decisamente oltre il semplice lavoro da catalogo come la stellina, la farfallina o le iniziali del nome. I clienti vengono qui in studio ci raccontano la loro storia, ci portano magari delle immagini legate a dei ricordi particolari e ci chiedono di sviluppare attraverso un disegno la loro idea. Spesso quindi alla fine si crea anche un legame tra tatuatore e cliente poichè è come se mettessero a nudo una parte di loro stessi. Una parte un po’ particolare, che vogliono mostrare al resto del mondo o semplicemente portarla addosso e potersela guardare, per non dimenticare».

Tanto per fare un esempio, il trentenne che si è tatuato sulla schiena la foto dei nonni si è presentato da Bongio con due foto dicendo: «Hai presente lo spot del caffè ambientato in paradiso? Vorrei una cosa del genere con i volti dei miei nonni». Da questa richiesta non proprio circostanziata è nato il disegno che vedete nelle foto al centro di queste due pagine.

«Non ho mai avuto timore di fronte alle richieste di un cliente», rivela il tatuatore, «ho sempre fatto ritratti su tela. Farlo sul corpo non cambia poi molto».

Qualche anno fa da Bongio si è presentato un ragazzino di 18 anni che aveva visto la madre morirgli tra le braccia stroncata da un infarto. Era stato da cinque tatuatori con un primo piano della donna da imprimere in una scapola ma tutti si sono rifiutati. Tutti tranne Bongio.

«Dopo anni di disegni tribali, stile che per antonomasia non ci appartiene nel senso che non fa parte della nostra cultura occidentale o ancora dopo anni e anni di traditional tattoo che invece rispecchia lo stile americano e poi i classici giapponesi che chiaramente appartengono al filone orientale forse oggi possiamo dire che una certa nicchia di tatuatori sta cercando di creare uno stile che più si avvicina alla nostra cultura italiana ed europea», riflette Buongiovanni. «Ora ci si esprime in modo classico attraverso il realismo, con ritratti di persone, animali o situazioni che rimandano alla propria storia personale».(e.fer.)

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