Quel palazzo inaugurato nel 1937

Era il 24 ottobre del 1937 quando fu inaugurato il palazzo costruito per l’allora Infps (Istituto nazionale fascista previdenza sociale, poi la f cadde) nella nuova piazza Spalato costruita dove c’era il quartiere Santa Lucia. Per molti un clamoroso scempio urbanistico che rase al suolo un complesso di viuzze e palazzi medievali posto a nord del sistema delle piazze centrali.
Il 1937. Quando Mussolini continuava a fare stragi in Etiopia anche a guerra finita; nei cinema usciva “Biancaneve e i sette nani” della Disney; Tolkien pubblicava “Lo hobbit” che precedette di dieci anni la famosa trilogia; nascevano Renzo Piano e Renzo Arbore. Quando con sei lire si comperavano un litro di benzina o quattro chilogrammi di pane e un operaio guadagnava 250 lire al mese.
Era il 1933 quando Francesco Lorenzo Lonigo, podestà del Comune di Padova, offrì all’Infps il terreno a ovest di piazza Spalato, per completarla con un’architettura in stile, fascista ovviamente: 775 mila lire il prezzo. Affare fatto.
E partirono i lavori su progetto dell’ingegner Gino Peressutti, archistar dell’epoca, che nel frattempo stava progettando anche lo stabilimento cinematografico di Cinecittà a Roma che inaugurò nel 1935.
Cresceva a vista d’occhio, quel rigoroso palazzone con le facciate rivestite in travertino decorate con sculture di Paolo Boldrin. Fino a che fu terminato e inaugurato, appunto nel 1937.
Da allora ad oggi l’Inps di piazza prima Spalato poi Insurrezione è stato un punto di riferimento per la città: e chissà per quanto tempo, anche dopo il trasferimento degli sportelli, la gente sbaglierà, e continuerà ad arrivare lì per trovare l’Inps, invece che in via Delù. «Sarà necessario fare una massiccia campagna di comunicazione», commenta Dario Buonomo direttore provinciale Inps; «e stiamo chiedendo incontri con il Comune per cercare di pianificare i trasporti pubblici nel senso di potenziare la direttrice verso via Delù». Da 400 a 600 utenti al giorno che dall’Inps vanno e vengono più 250 dipendenti non è certo poca cosa.
(a.pi.)
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