Quel pilota giunto dall’Irlanda inghiottito nel mistero dopo il volo nel cielo padovano

Sulla sua morte una verità certa non è mai stata stabilita. Rimane un mistero. Si sa soltanto che è precipitato fra le nuvole pilotando il suo aereo da combattimento, un Sopwith Camel B-6313. La stessa sorte toccata anni dopo, ma sempre in guerra, ad Antoine de Saint-Exupéry, l’aviatore-scrittore francese reso famoso dal bestseller “Il Piccolo Principe” inghiottito dai flutti del Mar Tirreno nel corso della sua ultima missione in volo partita da Alghero il 31 luglio 1944.
Per anni si era creduto che il maggiore Robert Gregory, il 23 gennaio 1918, fosse precipitato per ché il suo aereo della Rfc (Royal Flying Corps, l’antesignana della Raf) era stato colpito da fuoco amico. Pare da un velivolo italiano, o dalla contraerea, ma alcuni studiosi oggi sono più propensi a considerare come attendibile l’ipotesi secondo cui il velivolo militare comandato dal maggiore Gregory si sia schiantato al suolo a causa di un guasto tecnico o di un errore umano. O, in alternativa, per un improvviso malore del pilota.
Quella di Robert Gregory, ex campione di cricket con all’attivo delle performance da record, artista di promettente talento e, in veste di militare, pilota comandante del 66° Squadron della Rfc di stanza a Grossa di Gazzo Padovano, in prossimità del fronte di guerra dell’Altopiano di Asiago, è una delle tante storie raccontate oggi dai cimiteri di guerra britannici del Veneto, silenziose testimonianze del contributo dato dai militari di Sua Maestà al vittorioso epilogo del conflitto. Il maggiore, morto in quel misterioso incidente aereo, è sepolto nel cimitero monumentale di Chiesanuova, alle porte di Padova. E sulla sua tomba talvolta compare qualche fiore fresco.
Gregory, figlio unico di genitori illustri, nato nel 1881 a County Galway in Irlanda, si era arruolato volontario come altri giovani britannici mossi dal fuoco sacro dell’ideale: voleva anche lui contribuire a salvare l’Europa dalla minaccia degli imperi centrali. Aveva lasciato la sua casa parigina di Montparnasse, dove si era trasferito per sviluppare la sua passione per l’arte, arruolandosi nella Rfc. Seguendo la sua grande passione per il volo, che per lui era metafora di libertà. Non aveva paura della morte, anzi sfidarla in cielo gli dava un senso di ebbrezza. Viveva con distacco la dimensione materiale della vita.
Il grande poeta William Butler Yeats, Premio Nobel per la letteratura nel 1923 e grande amico della madre del pilota, ebbe un sinistro presentimento alcuni giorni prima dell’incidente aereo. Un presentimento che tradusse in versi: “So che incontrerò il mio destino / da una parte lassù tra le nuvole; / non porto odio a chi combatto / non provo amore per chi difendo/ ...”. Yeats conosceva bene l’animo di Gregory. Anche la madre di Robert, Lady Augusta, era una poetessa di valore. Con Yeats, Augusta Gregory fu tra i fondatori del movimento letterario “Irish Literary Revival” che nel 1904 acquistò un immobile a Dublino trasformandolo poi nell’Abbey Theatre. Teatro che divenne uno dei luoghi simbolo del sentimenti irredentisti irlandesi, incubatore dell’indipendenza dell’isola che arrivò nel 1922.
Morte misteriosa, si diceva, quella del maggiore Gregory. Una morte che ancora inquieta gli storici. «Nel telegramma che il ministero della Guerra britannico inviò a sua moglie Margareth è specificato “ucciso in azione”» rivelano Andrea Vollman e Francesco Brazzale, autori del libro “Grande guerra - Britannici sull’Altopiano dei Sette Comuni” «anche se nel documento del personale di servizio si affermava che era stato “ucciso accidentalmente durante un volo di addestramento”. Questa versione è stata poi catalogata come ufficiale nell’Archivio Storico Aeronautico britannico. Yeats stesso aveva sempre sostenuto che Gregory era stato “abbattuto per errore da un pilota italiano”, ma non fornì mai la fonte di questa informazione».
Il documento sull’incidente aereo avvenuto nei cieli dell’Alta Padovana, oggi conservato nel museo della Raf a Londra, precisa che il maggiore Gregory era stato visto per l’ultima volta a duemila metri, prima di andare in testacoda precipitando. «Questo» ribadiscono Vollman e Brazzale «coincide con la convinzione iniziale di Yeats che Gregory fosse svenuto tornando da una pattuglia di ricognizione. L’unica certezza è che il suo corpo è stato recuperato per essere poi sepolto con tutti gli onori nel cimitero monumentale di Padova».
Gregory era stato un eroe dell’aviazione britannica: nel 1917 sui cieli di Francia si era meritato la Legion d’Onore e, successivamente, si vide attribuire anche la Military Cross, la croce al merito militare. Del suo stormo faceva parte anche quel William Barker, canadese, che è il Francesco Baracca della Rfc con 40 velivoli austriaci abbattuti. Gregory prima della guerra si era concesso il lusso di praticare più sport: dall’equitazione alla boxe, per poi eccellere nel cricket. La sua figura è tuttora avvolta da un’aura romantica, che la misteriosa morte fa brillare ancora di più.
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