«Raccolta impossibile E dopo gelate e cimice restano nei campi fragole e asparagi»

La manodopera dell’Est viene a mancare e c’è paura del contagio  Nel Padovano servirebbero subito 3 mila stagionali da impiegare 

LE STORIE

Alice Ferretti / Padova

L’agricoltura padovana messo in ginocchio dall’emergenza Coronavirus. Non solo non si riescono a reperire prodotti specifici per la lavorazione dei campi, ma non si trova nemmeno la manodopera. Molti temono il contagio e non se la sentono di rischiare andando a lavorare nei campi o negli allevamenti, dove nonostante vengano adottati tutti i presidi di sicurezza non è sempre facile mantenere le distanze.

«Si pensi a chi deve caricare un autotreno di polli o tacchini. È impensabile riuscire a mantenere la giusta distanza», spiega Giuliano Bonfante, presidente del settore seminativi di Confagricoltura padova. «Molti allevamenti hanno problemi a reperire la manodopera, mentre chi ha coltivazioni estensive fa fatica a muoversi da un’azienda all’altra. Si è sempre sul chi va là. Non si capisce se ci si può spostare o meno».

Bonfante è proprietario di un’azienda agricola di seminativi (frumento, mais, barbabietola e soia). «Abbiamo la sede principale a Ospedaletto Euganeo e una succursale a Borgo Veneto. Quando ci spostiamo da l’una all’altra abbiamo sempre il timore di essere fermati. Come si fa a dimostrare ad esempio che si sta andando a controllare se il terreno è abbastanza asciutto per iniziare un trattamento? » . Dunque tutto si muove in maniera più lenta. Ma non solo. «Abbiamo grosse difficoltà a reperire trattamenti e concimazioni sia tradizionali che biologiche. I prodotti non arrivano, anche perché molti vengono dalla Lombardia», aggiunge Davide Gemmo, titolare della Società Agricola Gemmo Lorenzo e Davide di Casale di Scodosia. «Quest’anno tra la cimice asiatica, che tra l’altro inizia già a farsi vedere nuovamente, la gelata della settimana scorsa, che ha creato un danno del 30% tra drupacee e pomacee, e il virus, siamo in ginocchio e al momento non abbiamo una soluzione».

Gemmo spiega anche la difficoltà di trovare manodopera: «Anche se ci sono tutti i dispositivi di sicurezza la gente non vuole lavorare, ha paura del virus e preferisce non muoversi». Secondo la Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) di Padova servirebbero subito 3 mila lavoratori stagionali, indispensabili per un periodo come questo, in cui si raccolgono fragole, lattuga, cicorie, coste, asparagi e, in generale, colture in serra. La manodopera nel settore agricolo molto spesso arriva dall’Est Europa, soprattutto dalla Romania e dalla Polonia. Per questo motivo oggi, con le frontiere che di fatto sono chiuse, i prodotti rischiano di rimanere sui campi, con danni di centinaia di migliaia di euro per l’intera filiera.

«Non possiamo più aspettare, la stagione è iniziata. Fra quindici giorni, poi, sarà la volta dei piselli. Chiediamo un intervento da parte delle istituzioni per risolvere tale criticità», dice il direttore di Cia Padova, Maurizio Antonini, che sottolinea anche come sia un controsenso il fatto che in molti supermercati, soprattutto legati alle catene della grande distribuzione, negli scaffali vi siano ancora frutta e verdura spagnole e, fino a qualche giorno fa, fiori olandesi. «Adesso più che mai occorre privilegiare le nostre tipicità, al fine di far ripartire l’economia locale. Motivo per cui il Governo è chiamato a trovare una soluzione relativamente ai lavoratori stagionali. Il singolo imprenditore agricolo non è in grado di garantire la raccolta, servono braccia dedicate. Sono operazioni che vanno compiute a mano».

Fra le proposte sul tavolo, la reintroduzione dei voucher semplificati agricoli. «In questo modo consentiremmo lo svolgimento dei lavori da parte di studenti, disoccupati, pensionati, lavoratori stagionali di altri comparti. Poter regolarizzare mediante voucher ad hoc la loro prestazione d’opera in agricoltura può rappresentare un’utile integrazione al reddito e una risorsa importante per la continuità delle nostre produzioni». Nulla dev’essere intentato. «Serve una visione ampia e, nel contempo, uno snellimento delle pratiche burocratiche». —

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