Radio Cooperativa a rischio chiusura: «Siamo una voce libera, aiutateci!»

PADOVA. Qualche mese, diciamo tre massimo quattro, e se non succede qualcosa, ovvero non arrivano concreti aiuti in moneta sonante tanto per essere chiari, Radio Cooperativa chiude. Trasmette da quasi trent’anni, fondata e tenuta in piedi con i denti e con l’anima da don Albino Bizzotto, promotore dell’associazione Beati i Costruttori di Pace, e da un gruppo di volontari che lavorano a tempo quasi pieno. Senza contare le ottanta persone, sempre volontarie, che danno corpo alle trasmissioni, che dai microfoni dello studio in strada Battaglia tutti i giorni, ognuno con le proprie competenze, affrontano temi sociali, culturali, ambientali ma anche tengono compagnia, ricevono le telefonate degli ascoltatori, intervistano ospiti di rilievo, conducono rassegne stampa.
Non ha padroni né padrini Radio Cooperativa: don Bizzotto, 79 anni solo all’anagrafe ché il suo ritmo di vita da “parroco” della frequentatissima parrocchia degli ultimi stroncherebbe anche Sansone, non ammette deroghe. Niente pubblicità, niente fondi pubblici. Punto e chiuso.
Però costa mantenere una radio, pur con spese strizzate al minimo. Costa esattamente settemila euro al mese tra affitto di sede e frequenze, attrezzature, riparazioni e intervento dei tecnici quando serve. Di soldi non ce ne sono più e non si possono ammonticchiare debiti. Dunque la storica Radio realisticamente, conti alla mano, è agli sgoccioli.
Ma prima di cedere, ché la resa non sarebbe nelle sue corde, don Albino raccoglie forze e passione, e lancia un appello «alle persone interessate alla vita di Radio Cooperativa», e alla provvidenza viene da aggiungere. «Prima di aprire la fase di chiusura del servizio ho chiesto al consiglio di amministrazione della Radio di concedermi pochi mesi per una verifica diretta con le persone interessate al mantenimento della voce libera, critica e pluralista della Radio, senza snaturare la sua funzione e la sua specificità», scrive don Bizzotto in una pubblica lettera. «Credo, senza nessuna pretesa, né sopravvalutazione che, a fronte dello spegnimento di tante tv e radio private sostenute anche con la pubblicità, Radio Cooperativa abbia offerto e offra servizi e qualità di informazioni approfondite e utili per le scelte politiche sociali culturali e ambientali: certo anche con vistosi limiti di redazione e conduzione. Di difetti ne abbiamo tanti e ci stiamo lavorando...».
Lo scorso anno Bizzotto si era rivolto a un ristretto numero di persone amiche della Radio chiedendo loro un contributo annuale di mille euro e in qualche modo quel “miracolo” dell’etere era andato avanti. Anzi quella «”eresia” di volontariato e di impegno della società» come la definisce don Albino. Che continua rivolgendo lo stesso appello dell’anno scorso: «Nonostante le difficoltà rimango fiducioso e ripropongo la stessa richiesta: forse mi sto illudendo ma penso a una base di 50 persone attente, sensibili, disponibili. E se non possono essere mille euro non importa, interessa comunque una risposta, sono riconoscente per quanto ognuno potrà fare. Faccio presente che mediamente occorrono settemila euro al mese».
Ñon è un appello a cuor leggero ma è l’unica strada praticabile: «Chi mi conosce sa che mi costa molto rivolgermi alle persone per chiedere soldi. Mi trovo senza alternative: posso solo offrire come garanzia il fatto che per la mia persona non ho mai usato un centesimo delle offerte ricevute per i più poveri o per la radio». Firmato don Albino Bizzotto, presidente di Radio Cooperativa. Un prete ostinato, una voce limpida espressione di una libertà non trattabile, lontana da stanze e corridoi dei palazzi.
E intanto, giorno dopo giorno, intoppo dopo intoppo, in un’altalena di entusiasmo e difficoltà da superare, ai microfoni dell’emittente (92.7 mhz per Padova) che trasmette in mezzo Veneto, si snoda un palinsesto nel quale convivono trasmissioni mirate (scuola, psichiatria, archeologia, sindacato, storia, ambiente, medicina, volontariato, attualità, mondo latinoamericano, ragionamenti e approfondimenti religiosi) e programmi dedicati al teatro, alla musica (dal punk alla classica, dalle canzoni legate alle guerre al blues al rock) alla letteratura e all’intrattenimento. Attraverso le voci di ottanta conduttori, dai venti agli ottant’anni, alcuni che bazzicano Radio Cooperativa da lustri altri appena arrivati altri ancora in attesa di iniziare con nuove trasmissioni, sempre che l’appello di Bizzotto dia risultati.
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